IL FESTINO DELLA MORTE PER SOLI NO VAX

E’ improbabile che l’invito al party sia arrivato per posta. Si sarà trattato di un passaparola, di un annuncio diffuso di bocca in bocca e, visto l’ambiente in cui è maturato, senza intralci dovuti alle mascherine chirurgiche.

A Edson, un centro di quasi novemila abitanti nella regione di Alberta, in Canada, alcune persone sono finite nei letti del reparto di Terapia intensiva del vicino ospedale di Edmonton dopo aver partecipato a quello che i media hanno definito un “Covid party”. L’idea – folle – è quella di contagiarsi a bella posta partecipando a una festa, per sviluppare così gli anticorpi e difendersi dal coronavirus senza bisogno del vaccino il quale, come sappiamo (anzi: come alcuni sostengono di sapere), infligge all’organismo ogni sorta di danneggiamenti, dalla trombosi alla dipendenza dalla soap “Un posto al sole”. Dietro a questa assurda trovata c’è una convinzione ancora più assurda: quella di poter favorire, aiutando il virus a circolare, la cosiddetta immunità di gregge. Peccato che non funzioni: facendo circolare il virus, si fa solo circolare il virus e la gente si ammala. E i pazienti in Terapia intensiva aumentano.

Nel riportare notizie di questo genere ormai si dà per scontato che chi è convinto dell’intrinseca nocività dei vaccini, chi “legge” la pandemia come una cospirazione, chi almeno una volta nella vita ha sostenuto la teoria della “dittatura sanitaria”, respingerà automaticamente l’informazione, bollandola come mendace e tendenziosa, volta ad alimentare con il terrore una realtà artefatta che imprigiona l’individuo nella rete globale dell’ingiustizia, intesa a garantire i profitti (enormi) di pochi a danno dei tanti. Chi, come i giornalisti, riporta la notizia è servo di questo potere; chi ci crede è pecora. Il tutto avvolto in una logica di paranoia che, respingendo a priori la realtà, si rende inviolabile, impenetrabile a ogni tentativo di ragionata confutazione.

Invece, basta approfondire, basta sforzarsi di arrivare vicini alla fonte dell’informazione – e gli strumenti per farlo sono oggi a disposizione di tutti – per rendersi conto che la notizia c’è. Basta cercare oltre il proprio naso per individuare i reporter che ci mettono la faccia nel raccontarla, i medici che la commentano e per leggere la dichiarazione ufficiale del Ministro per la Salute della regione di Alberta, il quale invita i cittadini a comportarsi in modo responsabile perché “chi partecipa a questi party non solo si espone al rischio di sviluppare una grave malattia e di morire, ma rischia di mettere in crisi il sistema sanitario danneggiando altre persone bisognose di cure”.

Ma naturalmente il Ministro è un servo, la notizia una balla, la verità la dicono solo Montagnier e Montesan (Enrico), e così il party della cospirazione continua. E neppure questo servirà a formare un’immunità di gregge, quella contro la paranoia.

 

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