ROMA SI TENGA SARRI&MOU, LA CAPITALE E’ MILANO

Dobbiamo fare i complimenti a Simone Inzaghi e Stefano Pioli: abbiamo passato l’estate a leggere che con Sarri e Mourinho era Roma ad avere le panchine più forti quanto ad allenatori, ma i tecnici di Inter e Milan non solo stanno facendo meglio in chiave di risultati, stanno anche dando un’idea di calcio alle loro squadre coraggiosa e spettacolare.

Il derby di domenica sera è stato il più bello degli ultimi lustri, senza calcoli e senza troppe strategie, a parte accorgimenti tattici e strategici che hanno reso la sfida intensa, elevata, con il dazio di qualche errore tecnico per la frenesia e un arbitraggio che ha irritato i rossoneri e in qualche circostanza anche i nerazzurri. Nel nostro Paese è un dato di fatto che i direttori di gara pretendano sempre e comunque un ruolo da protagonisti, decidendo loro l’andamento delle partite con metri di giudizio variabili e contraddittori. Gli arbitri italiani sono gli unici, nei maggiori campionati europei, che vivano il VAR come un fastidio, un’ingerenza alla loro infallibilità piuttosto che un aiuto.

Pioli è riuscito a diventare un punto di riferimento affidabile in una società perennemente in crescita nel dopo-Berlusconi. Il suo palmares è quello del medico di campagna del quale ci si fida a prescindere per febbre, tosse e raffreddore, ma se appena i sintomi sono un po’ più gravi si ricorre a un professore. Per la prima volta si sente protagonista al centro di un progetto, collante suo malgrado tra società e squadra, dove non è facile la coesione perché la proprietà è chiusa nei suoi uffici americani e londinesi con emissari sparsi ovunque sul pianeta.

Inzaghi ha le spalle larghe dopo anni alla corte di Lotito, ma soprattutto avendo portato la Lazio ad essere il club che ha vinto di più entro i confini tricolori, dopo la Juve (limitatamente a Coppe Italia e Supercoppe). L’Inter ha dovuto assorbire un drastico cambiamento di mentalità da Conte a Simone: uno pragmatico, ossessivo ed esigente sino al parossismo, l’altro con residui del suo modo di essere una volta un buon attaccante e cercando sempre di menare la danza.

Con loro, il pubblico delle due squadre che si sfotte, si insulta anche, ma ha reso nella storia il derby di Milano come una delle partite più tranquille alle quali portare i bambini: salvo l’eccezione di un motorino e qualche petardo gettati dagli spalti da ottusi cani sciolti, ormai anni e anni fa, a San Siro quando c’è Milan-Inter l’atmosfera resta elettrica per la gara, ma in tribuna le due fazioni sono mischiate tra di loro senza mai superare il lecito. Bella l’idea della Curva rossonera di dedicare la coreografia a medici e infermieri, normale quella della Curva nerazzurra nel voler ricordare chi ha lo scudetto cucito sulle maglie.

I protagonisti più attesi, Dzeko e Ibrahimovic, hanno sofferto la mancanza di ossigeno nel ritmo a tratti forsennato, tanto da pregiudicare l’estetica in diverse occasioni, ma è stato davvero uno spettacolo emozionante in cui per una volta anche i protagonisti in campo se le sono date in modo maschio, evitando di superare l’asticella (un solo ammonito in un combattimento così aspro è un segnale confortante).

Milano è tornata protagonista nel calcio che conta dopo anni di latitanza, nonostante proprietà straniere con metodi e filosofie assai diverse (problemi inclusi). Ora sperano di regalarsi quel nuovo stadio che costituisce l’unica soluzione per poter implementare ambizioni e possibilità finanziarie: qui purtroppo allenatori, giocatori, presidenti e tifosi hanno un ruolo secondario, perché la palla è tra i piedi dei politici e sappiamo bene che in questo caso la beffa nei minuti di recupero è sempre dietro l’angolo.

Stavolta sembra essere quella giusta: lo meritano la storia passata e recente dei due clubs, i loro sostenitori e una città che mette sul tavolo del cambiamento la casa che più ama dopo La Scala: San Siro. Dove la musica del calcio è tornata ad essere la più importante d’Italia, Napoli permettendo.

Un pensiero su “ROMA SI TENGA SARRI&MOU, LA CAPITALE E’ MILANO

  1. luigi mandelli dice:

    Questo articolo lo poteva scrivere solo un Milanista, loro non ci arrivano!
    Forse l’Avvocato Peppino Prisco si sarebbe arrivato! Ma non c’è più.

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