PERCHE’ A ME, DONNA, DI QUESTO 8 MARZO NON INTERESSA NIENTE

L’8 marzo 2022 ha un sapore diverso da quello degli ultimi anni.

Dovrebbe essere la Festa della donna, in effetti lo è.

Ma stavolta la categoria celebrata rischia di essere surclassata da un’altra più globale: quella degli esseri umani, maschi o femmine che siano.

Colpita, come tutti, dagli orrori di una guerra sull’uscio di casa, la folle guerra di Putin, non riesco a concentrarmi sugli argomenti che solitamente popolano le celebrazioni di questa giornata al profumo di mimosa: non mi importa niente di emancipazione o scarpe rosse, di stipendi inferiori a quelli degli uomini e di soffitti inesorabilmente di cristallo, di violenze di genere e di femminicidi.

Frasi forti, lo so, che meritano qualche precisazione.

Non che quelli citati non siano temi importanti, di più, vitali, dei quali è doveroso parlare; lo sono, certo che lo sono.

Ma oggi faccio veramente fatica a inquadrare come categorie di cui disquisire gli uomini e le donne.

Oggi vedo solo gli assassini e le vittime, due specie che travalicano il sesso.

E allora, io proporrei una sospensione delle parole canoniche che generalmente si utilizzano per questa giornata in rosa.

Ragioniamo, piuttosto, di tutti gli esseri umani, sperando che un sentimento di pietà, ad un certo punto, abbia la meglio e possa far cessare le follie guerrafondaie di chi si sente potente e al di sopra di tutti.

Pietà, parola che oggi dovrebbe essere l’anticamera di “pace”; ma ancora non si intravedono né l’una né l’altra.

Da dove può nascere la svolta? Non lo so, ancora non c’è stata e chissà se arriverà.

Ma una speranza, anzi un desiderio, ce l’avrei: mi piacerebbe che la scintilla di una soluzione arrivasse, questo sì, da una donna.

La cosa è oggettivamente difficile perché i grandi poteri sono ancora saldamente in mano maschile, ma se l’ipotesi si concretizzasse, bé, allora sì che si potrebbe dire: buona Festa della donna.

Un 8 marzo che, a quel punto, resterebbe scolpito nella storia.

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