LE NOSTRE ANIME BELLE CHE ASSOCIANO PUTIN A HITLER, MA SAREBBE NIPOTINO DI STALIN

Immagini di donne ucraine. Avvolte da scialli e sciarpe, segnate dallo strazio. Cameriere, badanti, ma non ho visto nessuna amante se dovessi seguire la lectio magistralis dei grandi pensatori della nuova sinistra italiana, Annunziata Lucia e Di Bella Antonio, beccati con il var del fuorionda, ma immediatamente rimessi tra cristalli e argenti perché con loro non si può, non si fa, sono bravi, buoni, intelligenti, incorruttibili.

Immagini di bambine che cantano “All’alba sorgerò” del cartone animato Frozen, e ripenso a nipoti e figli nostri che vivono nel loro luna park e osservano quella guerra come fosse un film, ma prendono a pensare, domandano, chiedono: ma la Russia non è gigantesca? Perché allora vuole ancora di più?

E’ il candore dell’innocenza che guarda e non capisce, a differenza degli opinionisti di cui sopra che hanno capito tutto, ma stanno zitti piuttosto che ammettere le colpe di quell’ideologia, di quello che ha prodotto, di dove è arrivata, proibito pronunciare il sostantivo comunismo e l’aggettivo comunista, proprio non ce la fanno, più facile accostare Putin a Hitler e dunque disegnare i baffetti del fetente austrotedesco, mentre a voler per forza semplificare dovrebbe essere più naturale e immediato infoltire il mustacchio, verrebbe fuori Giuseppone Stalin, uno che di invasioni aveva il copyright (non a caso nel suo delirio Putin parla di “denazificare l’Ucraina”). Ma anche Stalin fa parte di una storia messa frettolosamente da parte come le volgarità dell’Annunziata e del Di Bella, anime candide che al massimo dovrebbero intonare, a differenza di quella creaturina di Kiev, il loro “Belli Ciao, con le mani, con le gambe, con…, ciao ciao”.

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