LA LEZIONE DI YELENA, CHE SA ESSERE EROE A 80 ANNI

Al di là delle analisi politiche e storiche, restano i volti, le rughe, le mani screpolate all’osso. I copricapi, le sciarpe, quelle sciarpe che tutti quanti irridiamo quando le riceviamo in dono a Natale.

Restano le persone. Ora le vedi, ora non le vedi, qualcuno si nasconde, qualcuno combatte, qualcuno scende in piazza, qualcuno scende in piazza e combatte con le parole, con i pensieri. E qualcuno muore, certo.

Yelena Osipova, 80 anni, è stata arrestata dalla polizia a San Pietroburgo. Sono certo che i nerboruti ragazzotti russi in divisa abbiano odiato quel momento, arrestare quella babushka, simulacro della Russia, della vera e nobile Russia, più di qualunque oligarca e certo più di qualunque miserabile Putin.

Yelena è un’artista e vuole la pace sempre. Il suo Paese invade un altro Paese e lei scende in piazza, tra le mani due cartelli, su uno l’invocazione che suona come una delle scritte da affidare alla storia : “Soldato, lascia cadere la tua arma e sarai un vero eroe!”.

Lei la storia la conosce bene, era una piccola devochka quando i nazisti assediarono la sua Leningrado, come allora si chiamava San Pietroburgo. Qualcosa ricorda, il resto è diventato ricordo attraverso le narrazioni, i racconti, anche le pagine dei libri di storia studiate a scuola. Avrà letto poi, sui libri di scuola, quale inferno ha attraversato quando aveva due anni o poco più, anche se gli occhi, le orecchie, la pelle, il naso, la bocca certamente avranno conservato ogni acredine percepita allora, minuscolo inconsapevole essere sopravvissuto alla catastrofe. Questo accade, credo, ci si porta addosso le sensazioni, quello che i sensi percepiscono e quello che i sensi percepiscono come ripugnante, anche se ancora non si è in grado di capire da dove scaturisca.

Yelena era un bambina piccola così, ma col tempo ha ricostruito la storia, pezzo dopo pezzo, comprendendo che lei c’era in mezzo a quell’inferno. Non da oggi combatte per la pace e i diritti civili, sono certo che nemmeno abbia rancore nei confronti dei soldati che l’hanno portata via, sa che obbediscono ciechi e nessuno ha mai spiegato loro che si può fare diversamente.

Lei, piccola ora come allora, ci prova, con poche parole forti che qualche soldato si porterà a casa, si porterà nel sonno, se riuscirà a prendere sonno.

Restano e restano per sempre le rughe, la sciarpa, gli occhi e l’artrite di Yelena. Lei ha vissuto di pensieri e di principi, dai nazisti fino ad oggi, e quando sarà il momento non se li porterà nella tomba, resteranno appiccicosi addosso a chi l’ha conosciuta e a chi si ricorderà di lei, forse anche a qualche soldato che vedrà scalfita qualche certezza e quella corazza fasulla e ridicola.

 

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