LETTERE A MANCINI – 3

di CRISTIANO GATTI – Caro ct Mancini, non sarà certo la vittoria per 1-0 sul Galles (in dieci) ad aggiungere qualcosa. Certo nemmeno a togliere. La terza vittoria in tre partite, senza mai prendere un gol, oltre a farci chiedere perchè mai lei si ostini a convocare portieri di fatto inutili, ci conferma più che altro l’idea, la considerazione, la reputazione di un’Italia ormai favorita numero uno al titolo europeo.

Certo che sì. Basta con le inutili ipocrisie di maniera, basta con questo dentro e fuori ruffiano tra autostima e autocensura, parlando tutti i giorni di squadra perfetta e di gioco esaltante, salvo poi comunque dire piano, piedi per terra, non abbiamo fatto niente, il difficile deve venire, non dimentichiamoci da dove veniamo, sarebbe già molto arrivare in semifinale. Ce la siamo suonata e ce la siamo contata con la mistica della squadra unica e imprevedibile, disinvolta e spregiudicata, indefinibile e immarcabile, vogliamo poi dire che il trofeo lo vincono gli altri?

E’ ora di sbaraccare tutte le maschere e andare dritti al punto: l’Italia è la sola nazionale ad aver vinto tutte e tre le partite del girone, è unanimemente riconosciuta come la più divertente e più brillante, dunque finiamola di fare la gatte morte e prendiamoci in mano il nostro destino. Con orgoglio e dignità. L’occasione è unica, non sbrodoliamoci con i semplici complimenti, vediamo di passare al sodo e di assumerci l’impegno fino in fondo: dopo quasi mezzo secolo, è ora di rivincere l’Europeo.

Caro Mancini, prenda in mano il timone e vada deciso sul bersaglio. Come gridò quella volta De Falco dalla capitaneria di porto al comandante della nave Concordia, salga a bordo e vada a vincere questo benedetto titolo. Abbiamo davanti un altro segnale chiaro e inequivocabile: sabato ci tocca l’ Austria, che ovviamente adesso i trombettieri di regime ci dipingeranno come un’armata invincibili, ma che nella realtà dei fatti resta la migliore degli avversari, da battere. Non dimentichiamo che qualcuno, già nel girone, si è ritrovato qualche grattacapo in più, vedi quello con Francia, Germania e Portogallo, livello già da semifinale e dintorni.

Almeno per decoro, per non prendere continuamente a sberle la fortuna, che magari prima o poi si offende, smettiamola di dipingere sempre i nostri avversari come mostruosi. Siamo bravi lo stesso, è inutile raccontarci un film di fantascienza solo per uscirne ancora più bravi. Le verità è una sola: se sono veri tutti i superlativi che ci siamo ritagliati in questo periodo – squadra simpatia, squadra luna-park, squadra spensierata, squadra spietata – l’Austria non può essere un problema. Diciamola tutta: se basta un’Austria a smantellare l’intera nostra epopea, allora significa che lei e i suoi, caro ct, non siete poi tutta questa corazzata invincibile. Ma evidentemente nessuno vuole credere a questa ipotesi B.

In un Paese che si credeva immerso nella depressione post-partum della pandemia, scopriamo che bastavano gli Europei di calcio per risvegliare tutti quanti alla felicità. Evidentemente nel clima oppressivo dei nostri lock-down non sognavamo giorni migliori, ma notti magiche. E allora fatevi sotto, voi azzurri che siete diventati il simbolo del nuovo Rinascimento. La nazione ha legato la sua riscossa ai vostri gol. Caro Mancini, non so se l’ha capito fino in fondo: a colpi di record e di riconoscimenti, vi siete conquistati il diritto-dovere di un risultato solo. Sapete quale.

LETTERE A MANCINI – 1

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