LA RIVOLTA CONTRO I SOCIALTROGLODITI

 

di LUCA SERAFINI – Tutti muti nel weekend calcistico inglese. Premier League, Second division e Women’s Superleague: serie A, serie B e federazione femminile stanno attuando la grande serrata di tre giorni sui social, dalle 14 di venerdì 30 aprile alle 22.59 di lunedì 3 maggio, per protestare contro gli insulti razzisti. Niente Twitter, Facebook, Instagram e Tik Tok, muti gli account ufficiali dei club e quelli dei tesserati. Sciopero di selfie, proclami, incitazioni e tutto il resto. Decine di milioni di followers in Gran Bretagna e nel mondo vivono un lockdown reale sul loro mondo virtuale: lo sciopero dello sport più popolare al mondo del campionato più popolare al mondo contro l’altro sport più popolare della terra, il tastierismo. Basta agli insulti, alle minacce, ai toni cruenti e incivili degli haters. Basta.

La clamorosa iniziativa arriva “in risposta ai continui abusi online”, hanno detto i funzionari del calcio inglese in una dichiarazione congiunta. “Il comportamento razzista è inaccettabile e lo spaventoso attacco nei confronti dei giocatori sui social media non può continuare”, ha aggiunto il ceo della Premier League, Richard Masters. “C’è un urgente bisogno che queste aziende facciano di più per sradicare l’odio razziale in rete”, ha concluso.

Gli inglesi avevano gli hooligans e li hanno sconfitti, bisogna partire da questo assunto. Adesso si muovono per primi contro gli hooligans da tastiera e meriterebbero di essere seguiti sulle strade del pianeta. Il fenomeno che combattono in queste ore non riguarda soltanto il razzismo o l’odio calcistico – che indossa gli stessi abiti e usa identici metodi e linguaggio -, ma tutti gli altri civili (aziende o individui), vittime dei teppisti che frequentano i social. Io, te, voi, loro, siamo tutti esposti alla ferocia di ignoranti trogloditi, incapaci di sostenere una conversazione o un dibattito o una discussione con toni civili, per non dire educati: i pavidi criminali della favella, per lo più nascosti dal cappuccio di identità fantasiose, estraggono subito il razzo, la mazza da baseball, passano immediatamente alle revolverate scritte per ferire, umiliare, offendere. Per non parlare della pornografia crescente, che finisce nel mastello di un obiettivo preciso dello sciopero: i gestori dei social devono svegliarsi dal loro letargo andando a prendere i loro utenti fuorilegge uno per uno, bloccandoli, bannandoli, segnalandoli alle autorità civili e penali. Non è più accettabile che i social siano utilizzati da migliaia di teppisti insolenti e vigliacchi come muri di cessi in autogrill: bisogna installare telecamere anche online. Bisogna agire contro ogni crimine venga perpetrato in questa assoluta realtà niente affatto virtuale. Oggigiorno, alla faccia di qualsiasi parvenza di privacy, è possibile risalire a qualsiasi mittente. Non ci si può nascondere dietro alibi inesistenti e inconsistenti.

In assenza di una qualsiasi minima educazione impartita e rispettata, imposta e regolamentata, conforta l’attitudine dei millennial, della generazione X che – al momento – sembrerebbe avere un modo di utilizzo dei social estremamente più superficiale e meno cruento rispetto ai più anziani. Anche se non mancano le eccezioni: su alcuni canali social, i cosiddetti “gamers” minorenni utilizzano linguaggi e toni tra loro addirittura peggiori di quelli per cui si è deciso lo sciopero inglese. Casomai, sarebbe bello per una volta che tutte le persone responsabili e pacifiche di questo mondo si schierassero per una battaglia che li aiuterebbe a sgombrare le piattaforme da tutto ciò che li ostacola verso la civiltà e la cultura.

Utopia? Lo sembravano anche la liberazione dagli hooligans e pure la serrata web come quella di questo weekend del football…

Well done. Ben fatto. Ora tocca a noi, a tutti noi: io, te, voi, loro. A cominciare dai signori Twitter Facebook Instagram e TikTok, chiamati come noi a levarsi il cappuccio per mostrarsi in volto e agire.

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