ULTRAS IN MISSIONE DA BELGRADO A ROMA, TUTTO NORMALE

Certamente la spasmodica attesa per i monologhi della Ferragni a Sanremo ci distrae un po’. Ma anche questa in fondo è una scusa neanche tanto buona: la verità è che ormai siamo talmente assuefatti e rassegnati, diciamo pure miseramente catatonici, da non provare più la minima indignazione di fronte a niente. Figuriamoci per le imprese del mondo ultrà, alle quali ormai riserviamo infastidite occhiate da lontano, lasciando prevalere il senso di abitudine, che di fatto rende routine anche gli estremi più tremendi di questa deriva bellica.

L’altra sera, per la partita Roma-Empoli, nell’indifferenza generale (due righe in cronaca e via), abbiamo disceso un altro gradino della scala che porta verso il basso assoluto. Una cinquantina di tifosi della Stella Rossa di Belgrado è piombata sulla capitale per cercare la guerra, reduce dalla trasferta a Milano per una partita di basket dell’Eurolega. Evidentemente, i loschi hanno pensato di ottimizzare la trasferta, ammortizzando le spese. Ai tifosi della Roma hanno sottratto un borsone con striscioni e bandiere, massima umiliazione per l’ambiente, una cosa che neanche Napoleone avrebbe accusato così ferocemente. A farne le spese lo storico gruppo dei Fedayn giallorossi. Con evidente orgoglio, gli stessi tifosi serbi sul proprio profilo Twitter hanno rivendicato il blitz, tirando un bilancio lusinghiero: “La Stella Rossa ieri sera ha attaccato gli ultras della Roma e ha preso le bandiere del gruppo Fedayn, 30-40 supporter della Stella Rossa di Belgrado hanno attaccato 50-60 romanisti. Per due o tre volte i romanisti hanno corso e sono stati rimontati e accerchiati, abbiamo raggiunto i Fedayn e preso tanti striscioni». In allegato, il video che documenta la genialità dell’agguato, in zona Piazza Mancini, nei pressi dello Stadio Olimpico.

Ovviamente, paura e fuga per i tifosi normali, clima di guerra come se ne sentissimo il bisogno. Dopo tanti secoli, Roma riassapora il gusto dei barbari che calano da chissà dove per seminare il panico. La simpatica novità è che quelli della Stella Rossa non avevano il minimo aggancio con la partita della serata, proprio sono calati apposta. E’ un export di demenza che dovrebbe dirla lunga sul livello di pericolosità raggiunta dal tifo militarizzato, come peraltro abbiamo verificato noi in proprio con la memorabile battaglia sull’Autosole di poche settimane fa.

Ce ne sarebbe abbastanza per chiedere al ministro Piantedosi, capo della nostra sicurezza, e alla Sora Garbatella che guida il governo, come sia possibile che questi tagliagole siano liberi di lasciare la Serbia, entrare in Italia per la partita di basket milanese, quindi deviare liberamente verso la Capitale per l’incursione barbarica. La spiegazione che temiamo tutti, più volte intuita davanti agli sbarchi selvaggi, ai rave-party, alle bombette anarchiche, agli imbrattamenti dei musei, eccetera eccetera, è che non proprio tutto sia sotto controllo. Che gli ultimi a sapere cosa diavolo avvenga sul territorio italiano, soprattutto chi ci arrivi, siano proprio gli addetti alla sicurezza. O davvero dobbiamo pensare che le forze dell’ordine abbiano scambiato i gangster della Stella Rossa per devoti pellegrini in attesa dell’udienza papale?

L’episodio non né piccolo, né marginale. Eppure neanche ai media e alla gente comune ha smosso granché. Erano tifosi, dov’è la novità?

La novità è che magari potrebbero arrivare indisturbati, allo stesso modo, con la passatoia spianata, anche soggetti ancora più attrezzati e pericolosi, che so, gente con il forte prurito di far saltare un monumento o far fuori un ministro. Si pensa sempre che l’intelligence abbia tutto sotto controllo, che nell’ombra tenga monitorato sui suoi misteriosi radar ogni movimento sospetto. Poi una combriccola di sfasciacarrozze ha tutta la libertà di attraversare l’Italia, da Nord a Sud, per andarsi a prendere il trofeo nella nostra Capitale.

Ce ne sarebbe abbastanza per una certa inquietudine. Per vedere la gente – noi – saltare su e chiedere qualche spiegazione. Ma non succede. Nessuno ha niente da ridire. Nessuno ha più voglia di preoccuparsi. Fatalismo passivo. D’altra parte cosa pretendi, nei palazzi romani hanno cose più serie per la testa, bisognerà pur chiarire se tirare ai cinghiali nei giardinetti di quartiere.

E comunque, anche quando qualcuno finge di prestare attenzione, le risposte sono standard. Le conosciamo a memoria. Fermare i barbari di Belgrado prima che arrivino a Roma non è possibile, nel modo più assoluto. Ci sono in ballo valori sacri e intangibili come la libertà di movimento e la libertà di pensiero. Siamo intransigenti, sulle libertà. Vanno difese in qualsiasi modo, a qualunque costo. Tutte.

Tranne la libertà di vivere in santa pace.

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