MESSINA DENARO, LA TRAGICOMICA REPLICA DI JOHNNY STECCHINO: LA PIAGA E’ IL TRAFFICO

Dopo trentadue anni di latitanza, l’avvocato D’Agata “lo zio” torna di grandissima attualità. Merito di un altro picciotto di quella terra bellissima che è la Sicilia, trattasi di Matteo Messina Denaro e di una delle mille intercettazioni recuperate e pubblicate.

Nel memorabile film di Benigni, Dante Johnny Stecchino, a bordo di una nerissima automobile, procedeva per le strade di Palermo e stupito ascoltava le parole dello “zio” che, ruotando il volante, illustrava le piaghe della città, “……… il sole, il mare, i fichidindia, Empedocle, Archimede. Purtroppo siamo famosi nel mondo anche per qualcosa di negativo, quelle che voi chiamate piaghe. Una terribile, e lei sa a cosa mi riferisco…. È L’Etna, il vulcano che quando si mette a fare i capricci distrugge paesi e villaggi. Ma è una bellezza naturale…… eee ma c’è un’altra cosa, e questa è veramente una piaga grave che nessuno riesce a risolvere, lei mi ha già capito… è la Siccità… da queste parti la terra d’estate brucia…è sicca, una brutta cosa… Ma è la natura… e non ci possiamo fare niente… Ma dove possiamo fare e non facciamo perchè, in buona sostanza, purtroppo non è la natura, ma l’uomo… dov’è?? E’ nella terza e più grave di queste piaghe, che veramente diffama la Sicilia ed in particolare Palermo agli occhi del mondo….eee lei ha già capito, è inutile che io glielo dico, mi vergogno a dirlo…….. è Il Traffico… troppe macchine… è un traffico tentacolare, vorticoso che ci impedisce di vivere e ci fa nemici famiglia contro famiglia…..».

Che altro ha fatto MMD? Ha trascritto il testo magnifico del film e forse lo ha rivisto in una delle sue dimore, accanto a femmine e profumi. Dopo di che, salito in auto meno appariscente della scurissima vettura dell’avvocato D’Agata, si è imbattuto in una delle piaghe dell’isola, il traffico sulla A29 che da Mazara del Vallo conduce a Palermo, lui stava bloccato, senza catena anche allora, dentro l’auto e la strada era intasata, più in là c’è lo svincolo di Capaci che lui conosce benissimo, per avere provveduto il 23 maggio del Novantadue a far saltare in aria Giovanni Falcone e Francesca Morvillo e tutta la scorta. E proprio lì si stava appunto celebrando la memoria di quella strage e minchia signor tenente il latitante non riusciva a recuperare il domicilio, tra l’altro non potendo nemmeno abbassare il finestrino e chiedere informazioni, lo avrebbero riconosciuto, forse, chissà, il paese è piccolo o picciotto e la gente mormora, mormora ma conserva il massimo riserbo.

Che piaga ‘sto traffico, non è cambiato nulla dalla scena del film che precede di un anno l’atto criminale, Palermo e le strade della Sicilia sono piaghe, ferite, ulcere, quel pus che la mafia sputa da sempre e dinanzi alle quali un delinquente protesta, indispettito per non potere muoversi liberamente, come gli è stato infatti concesso per anni trenta. E pensare che sarebbe bastato un vigile urbano, una paletta e un fischietto, favorisca patente e libretto, concilia?

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