SULLE BARRICATE PER IL MADE IN ITALY DELLA PASTA

Addio all’obbligo di etichettatura dell’origine del grano utilizzato per produrre la pasta.

Dal 31 dicembre 2021 la norma che prevede l’indicazione in etichetta della provenienza del grano sulle confezioni di pasta (ma vale anche per il riso, per la passata di pomodoro, per il latte, per i formaggi e la carne di maiale nei salumi) decadrà.

L’obbligo è partito nel 2018, ed era già stato prorogato circa un anno e mezzo fa, con l’entrata in vigore del regolamento europeo 2018/775 sull’origine dell’ingrediente primario.

Il nuovo corso prevede indicazioni sulla provenienza degli ingredienti principali (se diversi da quello che la confezione lascia intendere), consentendo però una maggiore flessibilità circa le note che si riferiscono all’origine delle materie prime.

Ad esempio la pasta con una bandiera italiana sulla confezione, dovrà riportare se la materia prima prevalentemente adoperata è nazionale o proviene da un altro Paese, altrimenti non sarà obbligata a scrivere nulla.

La pasta continua ad essere l’alimento simbolo dell’Italia e non solo per questioni di immagine o per stereotipi.

Il mercato della pasta in Italia ha un ruolo molto importante nella nostra bilancia dei pagamenti: nel 2020 nel mondo sono state consumate circa 17 milioni di tonnellate di pasta alimentare, un milione in più rispetto al precedente record del 2019 e il doppio rispetto a dieci anni fa; la produzione italiana è pari a 3,3 milioni di tonnellate (dati Unione Italiana Food e International Pasta Organisation).

L’obbligo di etichettatura nella pasta, considerato in un primo tempo dai grandi operatori nazionali come una sorta di sciagura, in realtà si è dimostrato con il tempo un efficace strumento di marketing.

Tutto nasce dall’insufficienza della disponibilità di grano duro italiano per l’industria pastaria nostrana: nei primi dieci mesi del 2020 l’import di grano duro è cresciuto di 521.000 tonnellate, per un controvalore di quasi 682 milioni di euro.

Lo stato da cui importiamo il maggior quantitativo di grano duro è il Canada, ovvero una zona del mondo dove le basse temperature non consentono una maturazione naturale della pianta, che per completare il suo ciclo colturale ha bisogno di essere irrorato con massicce dosi di glifosato.

Il glifosato è un principio attivo, accusato di sospetta cancerogenicità e oggetto di migliaia di contenziosi in sede civile negli USA, promossi da soggetti affetti da carcinomi, per la cui risoluzione la Bayer-Monsanto, azienda produttrice del formulato chimico, ha già accantonato e distribuito cifre a nove zeri.

L’utilizzo del glifosato è vietato in agricoltura in Italia, ma con il grano importato da altri Paesi questo divieto viene aggirato.

Ma l’aspetto agronomico non è l’unico a condizionare la qualità fitosanitaria del grano canadese, infatti i lunghi periodi necessari per il trasporto marittimo e l’elevato grado di umidità sono il viatico ideale per lo sviluppo di micotossine, ovvero delle muffe che possono causare effetti cancerogeni e disturbi a livello estrogenico, gastrointestinale e renale. Alcune micotossine sono inoltre immunosoppressive e riducono la resistenza alle malattie infettive (Fonte: European Food Safety Authority).

I controlli sulle navi cariche di grano estero, che arrivano nei nostri porti, non sono sempre puntuali e meticolosi, aumentando così la probabilità che la pasta venga prodotta con materia prima non sicura.

Di contro, il grano duro prodotto alle alte temperature tipiche del nostro meridione esclude la presenza di micotossine e solo questo ne giustificherebbe l’utilizzo esclusivo.

L’aumentata informazione sul tema e la conseguente maggiore consapevolezza dei consumatori ha recentemente provocato uno stravolgimento nelle abitudini dei consumatori, che ormai prediligono un prodotto 100% italico: l’anno scorso le vendite di pasta totalmente italiana hanno registrato un incremento del 29%.

A conferma di questo stato dell’arte, Riccardo Felicetti, presidente dei Pastai italiani di Unione Italiana Food, ha affermato che: “gli italiani, così come fatto finora, continueranno a trovare nelle confezioni le informazioni sull’origine della materia prima. A prescindere da qualunque quadro normativo in materia, non cambierà la nostra trasparenza nel far sapere al consumatore da dove arriva il grano utilizzato per fare la pasta”.

Ma in precedenza le cose non stavano esattamente così.

Il 4 novembre 2017 Paolo Barilla, su Raiuno nella trasmissione Petrolio, dal titolo “Cosa si mangia” dichiarava: “Per l’industria tutto dipende da che tipo di prodotto produrre e a quali costi, perché se noi dovessimo fare un prototipo di pasta perfetta, in una zona del mondo non contaminata, senza bisogno di chimica, probabilmente quel piatto di pasta invece di 20 centesimi costerebbe due euro. Una pasta a “glifosato zero”.

Mentre l’altro genio italico che risponde al nome di Oscar Farinetti gli faceva eco, in una trasmissione su La7, dichiarando: “Il grano duro italiano non è una materia prima di alta qualità”.

Ovviamente entrambi hanno eseguito una velocissima virata a 360°, circa le loro affermazioni, producendo linee di pasta 100% italiana. Sembra tanto la constatazione di una precisa indicazione dei consumatori, più che un ravvedimento personale.

D’altronde solo i cretini (?) non cambiano opinione.

Un pensiero su “SULLE BARRICATE PER IL MADE IN ITALY DELLA PASTA

  1. Tano Sammartino dice:

    “L’utilizzo del glifosato è vietato in agricoltura in Italia “??? allora dove va a finire tutto questo diserbante utilizzato in Italia?.
    A mio parere, per quanto riguarda il made in Italy, e compito di chi si occupa di produzioni agricoli in generale e cerealicoli in questo caso, molini di cereali, pastifici, diciamo tutta la filiera produttiva, coinvolgendo, possibilmente chi commercializza, a informare il consumatore a cibarsi solo di prodotti agroalimentari, dove e specificato inequivocabilmente la provenienza della materia prima, nel nostro caso, la provenienza certa del grano duro, e Italiano, dove non è stato usato glifosato, neanche in presemina.

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