L’ARTE DI ACCONTENTARSI

Ci sono persone che appena entrate in un ambiente nuovo sono capaci di osservare cosa non va. Scoprono immediatamente una piccola macchia sul muro, un oggetto fuori posto, un piccolo difetto di qualche mobile. Ci sono altri che, invece, notano subito tutto ciò che  piace e non fanno fatica a esternare il loro apprezzamento.

Si tratta di due modi speculari di porsi di fronte alla realtà. I primi, orientati alla ricerca dei problemi e delle loro soluzioni, sono sicuramente più utili all’umanità in un’ottica evolutiva e trasformativa. Ma è indubbio che sono i secondi, quelli dal commento positivo facile, a vivere meglio e far vivere meglio chi ha la ventura di star loro vicino. Anche se entrambe le attitudini sono utili, meglio godere di una bellezza imperfetta piuttosto che recriminare su lacune e disfunzioni.

In una cultura competitiva e orientata al risultato come quella occidentale, la capacità di accontentarsi viene avvertita più come un difetto, riservato a coloro che in fondo posseggono poche qualità, piuttosto che un pregio. Anche dal punto di vista del linguaggio il termine viene percepito come un limite e se ne accentua la dimensione passiva e rinunciataria. Eppure la capacità di accontentarsi è necessaria al nostro benessere. Altrimenti la felicità riguarderebbe solo il più ricco, il più bello, il più intelligente, il possessore della casa più bella…

In un pianeta governato dalle ingiustizie (a partire da come e dove si nasce), ma ricco di meraviglie straordinarie, rispetto assoluto per chi prova a ridurre le sopraffazioni e le iniquità. Ma lode pure a chi sa godere, anche se non possiede tutto; a chi è soddisfatto, anche se non ha ottenuto il massimo.

Un pensiero su “L’ARTE DI ACCONTENTARSI

  1. Marina Albamonte dice:

    Noto le crepe sul muro e non godo di ciò che ho perché molte cose belle le ho perse.. Forse per colpa mia.. Se poi la “casa bella” è di chi non la “merita” addirittura soffro addirittura.. E mi sento una brutta persona..

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