IMPERDIBILI LEZIONI DI EREDITA’

Non c’è caramella dal gusto rinfrescante potente al punto da sciacquar via l’amaro che deve essere rimasto in bocca al figlio di Doreen Lofthouse, una signora inglese scomparsa nel marzo scorso alla bella età di 91 anni.

A Doreen gli inglesi, e non solo, devono un’arma prodigiosa contro alito cattivo e mal di gola: la caramella “Fisherman’s Friend”. L’invenzione, per la verità, risale alla fine dell’Ottocento quando James Lofthouse, farmacista di Fletwood, una piccola cittadina di pescatori nel Nord-Ovest dell’Inghilterra, constatata l’alta percentuale di gole arrossate tra i suoi clienti – malattia professionale di chi va per mare – decise di fornire loro un potente antidoto: la caramellona che oggi conosciamo appunto come “Amica del pescatore”. E’ a Doreen però che dobbiamo la fama internazionale del prodotto, è lei che lo ha portato a rinfrescare gole di pescatori in tutto il globo, dall’Atlantico al Sud Pacifico, per poi conquistare consumatori anche sulla terra ferma, perfino in chi soffre di mal di mare sul traghetto tra Bellagio e Cadenabbia.

Il tutto ha creato negli anni un’azienda florida e, per la signora, un patrimonio personale di 41 milioni di euro. Nel lasciare disposizioni ereditarie, Doreen ha stabilito che neppure un centesimo di quel denaro dovesse finire all’unico figlio: tutto ai poveri, invece, e ad alcuni dipendenti (domestici, segretari, giardinieri) che si spartiranno 300mila sterline (quasi 355mila euro). Certo, al mancato erede il testamento di mamma sarà sembrato più una supposta che una caramella, ma intanto la fama postuma della signora è volata alle stelle: gli abitanti di Fleetwood traboccano gratitudine e la stampa mondiale l’ha trasformata in un esempio di quello che in inglese si chiama “tough love”, “amor duro”, ovvero severità e rigore imposti a fin di bene. Il figlio, insomma, invece di trovare la pappa pronta dovrà continuare a guadagnarsela e a cucinarla come capita a chiunque non abbia la mamma milionaria.

A ben vedere, tuttavia, non è proprio vero che non abbia ricevuto nulla in eredità. Al contrario, il lascito di Doreen per lui rappresenta un patrimonio sia materiale sia morale. Egli rimane infatti a capo dell’azienda, e non è poco, investito della responsabilità di mandarla avanti in modo che la “Fisherman” rimanga ancora a lungo “Amica del pescatore” e non solo sua lontana conoscente. Di più – opportunità e responsabilità insieme – da un’eredità non si può chiedere, a meno che si scambino i genitori per emissari del Superenalotto.

Non sempre, in fatto di eredità, le cose presentano un profilo altrettanto alto. Si litiga nelle famiglie per patrimoni molto più modesti di quello della signora Doreen: in alcuni casi rivendicazioni, baruffe e ripicche si ingarbugliano al punto da lasciare una sensazione di irreparabile decadenza.

Speriamo per loro non sia così, ma certo la famiglia Agnelli & C. sembra avviata su questa strada. Da tempo è in corso una disputa legata all’eredità di Gianni Agnelli, proprio lui, l’Avvocato, morto nel 2003, ma indimenticato anche sotto il profilo patrimoniale. La disputa vede i fratelli Elkann – John, Ginevra e Lapo – da una parte della barricata e la madre Margherita dall’altra. A quest’ultima si sono aggiunti di recente i figli Peter, Anna, Tatiana e Sofia, nati dal secondo matrimonio con il russo Serge de Pahlen. Tutti in cerca di una fetta di eredità.

Così come il testamento di Doreen Lofthouse ci ricorda un racconto morale d’altri tempi, l’ammucchiata litigiosa degli Elkann rimanda a polpettoni televisivi pieni di colpi di scena ma con poca sostanza etica. Tra l’altro, in tv, ormai quasi nessuno se li fila più certi drammoni di famiglia. La gente preferisce “Squid Game”, ma tradurne il concetto nella realtà sembrerebbe eccessivo anche per un’eredità cospicua come quella dell’avvocato Agnelli.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *