SPALLATA SMART

di GHERARDO MAGRI – Nella aziende c’è un prima e un dopo Coronavirus. Mi riferisco soprattutto al telelavoro, detto in un italiano un po’ impolverato, o meglio smart working all’inglese, certamente più di moda.

Il virus ha dato una grande spallata e ha spinto anche i più resistenti al cambiamento verso un’organizzazione più attuale e flessibile. Confesso di appartenere a questo genere di azienda, e anch’io non sono stato il più veloce, sia per questioni di età che di abitudini consolidate. Stavamo studiando come ammodernarci, ma il processo era lento e i più arricciavano ancora il naso.

“Certo, e poi chi controlla se lavorano?”. “E poi come decidiamo chi può farlo o no?”. “Se mi serve vedere le carte non è possibile fare tutto via computer o telefono”. “E al clima del mio team chi ci pensa, la macchinetta del caffè è indispensabile”. “E chi ha la tecnologia?”. Una raffica di domande che fermerebbero un bisonte lanciato nella prateria.

E così, tante aziende hanno traccheggiato. Solo chi lavora nei servizi ha spinto sull’acceleratore. E non sempre con successo, perché lo hanno fatto da 0 a 100 in pochi giorni. Però la strada è giusta, non si può ignorare e prima o poi bisogna cominciare a percorrerla.

Il Coronavirus ci ha costretto. Senza se e senza ma. Di colpo ci siamo svegliati e ci siamo dati una mossa. Prima di tutto fare la mappatura di chi ha il pc fisso e portatile. Poi, decidere i servizi indispensabili che hanno bisogno ancora di persone in ufficio e chi no. Infine stabilire le regole che devono essere le più eque e chiare possibili.

Ho personalmente scoperto, con un ritardo colossale, che il desktop da ufficio è un piccolissimo aggeggio, ancora più portatile del pc portatile: pensavo ci fossero ancora i cosiddetti tower, quelli che stavano sotto la scrivania, grandi come una stufetta. Le connessioni ora sono molto più facili con un software che abilita tutto, dati e voce. Qualcuno di noi ha suggerito: perché non facciamo portare a casa l’ambaradan fisso, così c’è già tutto dentro? Geniale. Di colpo abbiamo abilitato un sacco di colleghi, senza comprare nuova attrezzatura. Più facile e più veloce di quello che si poteva pensare.

Con gli ultimi due decreti del governo che non hanno lasciato scampo – desertificando le aziende -, siamo riusciti ad abilitare il 96% dell’azienda in un paio di settimane.

Adesso verrà il bello. Abituarsi a utilizzare regolarmente il pc per le riunioni, usare email come se piovesse e telefono a gogò. Non sarà per niente facile, ma ci sono dei vantaggi indiscutibili che ancora non vediamo con chiarezza. Devi essere disciplinato, organizzarti meglio prima, programmare di più e – soprattutto – stoppare le solite discussioni speciose che si fanno dal vivo solo perché hai più tempo. Se sarà così, temo e spero che non torneremo più indietro.

Insomma, manager agé, possiamo sopravvivere e magari anche migliorarci. Sarà questo che volevano dire con smart?

 

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