ARRIVANO I NOSTRI

di GIORGIO GANDOLA – Per una volta il settimo cavalleggeri non arriva dalla Monument Valley ma dai grattacieli di Shanghai. Da un Airbus A-350 della China Eastern sono atterrati nove medici cinesi esperti di Coronavirus dopo la battaglia epocale di Wuhan, con tonnellate di mascherine, elettrocardiografi, ventilatori polmonari della Croce rossa. Un armamentario indispensabile per supportare i medici italiani in trincea e per sopperire al vuoto pneumatico dell’Europa.

Mentre Bruxelles ci manda gli auguri in italiano della poliglotta presidente Ursula Von der Leyen (grazie, ma non rianimiano nessuno); mentre Francia e Germania ci negano le mascherine in quella specie di asilo Mariuccia che sa essere la UE quando si mette d’impegno; mentre Donald Trump blinda gli Stati Uniti con superficiale ritardo, ecco che i cinesi stanno a un metro di distanza ma ci trattano con i guanti.

L’effetto è positivo, la via della seta non funziona «solo andata» e in molti si stanno rotolando sui divani per questa nuova alleanza con la dittatura soft che piace molto anche a Papa Francesco.

Pure noi applaudiamo perché nel momento del bisogno, quando tendi una mano, un aiuto concreto è meglio di una citazione di John Kennedy o di un’immagine del Parlamento europeo al tramonto (in tutti i sensi). I cinesi hanno fatto tesoro della loro emergenza e stanno trasferendo le competenze acquisite in prima linea per aiutare il pianeta a uscire dal dramma. Lo hanno fatto con Corea del Sud e Iran, ora lo fanno in Italia. Bravi, un grazie sincero.

Ma nelle fotografie il grandangolo è decisivo e nelle partite di calcio c’è anche il secondo tempo. Allora è inevitabile dire che lo fanno anche perché a diffondere il virus sono stati loro. Lo fanno anche perché sapevano dal 17 novembre del contagio mortale a Wuhan e lo hanno nascosto al mondo fino al 23 gennaio, incarcerando e facendo scomparire i ricercatori che cominciavano a parlare del virus sui media.

Due mesi abbondanti persi per un’epidemia di questa portata sono un’era geologica. Lo fanno anche perché, se avessero chiesto per tempo l’aiuto dell’Oms e di eccellenze mondiali della sanità come il Mit di Boston e l’Istituto Pasteur di Parigi, forse oggi saremmo meno lontani dal vaccino.

Lo fanno anche perché la demenziale operazione simpatia tutta italiana (#abbracciauncinese, involtini primavera in prima serata Tv), che ha fatto esplodere il virus, necessita di opportuna riconoscenza. Arrivano i nostri, ma con prudenza.

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