SORELLA APE

di PAOLO CARUSO (agronomo) – Oggi viene celebrata la quarta “Giornata mondiale delle api”, istituita per aumentare la consapevolezza sul pericolo di scomparsa che incombe su questi insetti impollinatori, a causa degli effetti combinati di cambiamenti climatici, agricoltura intensiva, uso intensivo di pesticidi, perdita di biodiversità e inquinamento.

L’obiettivo principale è quello di attirare l’attenzione dell’opinione pubblica per esercitare un’adeguata pressione sui decisori, per arrivare a un maggiore livello di protezione di questi insetti, fondamentali per assicurare il mantenimento di un adeguato livello di biodiversità e sicurezza alimentare.

La scelta del 20 maggio non è casuale, è in questa data che ricade l’anniversario della nascita di Anton Janša, uno sloveno, morto nel 1773, pioniere delle tecniche di apicoltura.

Oltre il 75% delle colture alimentari mondiali dipendono dall’impollinazione e l’assenza di api e altri insetti impollinatori sarebbe letale per la produzione di caffè, mandorle, mele, pomodori, cacao, fragole, solo per citare alcune delle colture che basano i propri livelli riproduttivi sull’impollinazione entomofila.

La riduzione del numero di api, inoltre, rappresenta un serio motivo di preoccupazione anche per gli apicoltori, categoria di produttori in condizioni di particolare difficoltà per il periodo pandemico che ne ha limitato i livelli produttivi e gli sbocchi di mercato.

L’azione antropica sta incrementando il tasso di estinzione di questi insetti a una velocità pari a 100/1.000 volte la media consolidata: api e farfalle rischiano l’estinzione a livello globale.

I fattori responsabili di questa vera e propria strage sono imputabili soprattutto a tre grandi categorie di fattori: cambiamenti climatici, inquinamento e pratiche tipiche dell’agricoltura intensiva.

Ad una nostra sollecitazione, Daniela Di Garbo, apicoltrice della pregiatissima Ape nera sicula (specie autoctona siciliana), produttrice di miele pluripremiato, sulle Madonie, in provincia di Palermo, imputa le riduzione del numero di insetti ai cambiamenti climatici, sempre più evidenti e imprevedibili, e all’utilizzo massiccio di pesticidi in agricoltura. L’inquinamento per lei rappresenta solo una concausa responsabile dei cambiamenti climatici.

Certo, per ovviare al problema, potremmo per una volta copiare noi i cinesi, replicando il loro falso miele, un prodotto “creato a tavolino”, difficilmente distinguibile da quelli naturali, realizzato aggiungendo sciroppo di zucchero, con metodologie di produzione non conformi alle norme europee, dove l’uomo si sostituisce alle api nella realizzazione del processo di maturazione. Ma il risultato non ci convince, malgrado le esportazioni in Europa siano arrivate a circa 80mila tonnellate.

Alcuni pesticidi, quali i neonicotinoidi, si mostrano tossici e letali non solo per gli insetti adulti ma anche per le larve. Uno studio pubblicato sulla rivista “Plos One” evidenzia che i terreni agricoli sono addirittura diventati pericolosi per la vita degli insetti.

Il paradosso: l’agricoltura (intensiva) che fonda molte delle sue produzioni sull’operosità delle api diventa essa stessa causa di letalità.

Il cambiamento di uso del suolo, la monocoltura, i pesticidi e le temperature più elevate associate ai cambiamenti climatici pongono tutti problemi alle popolazioni di api e, di conseguenza, alla qualità del cibo che coltiviamo.

Tutti possiamo contribuire ad assicurare un futuro alle api (e a noi stessi): coltivare piante a fioritura differenziata, evitare di usare pesticidi o erbicidi di derivazione chimica nei nostri giardini, acquistare miele da agricoltori locali, sono solo alcune buone pratiche che dovremmo mettere in atto.

Albert Einstein profetizzò quattro anni di vita residua all’uomo dal momento della dipartita dell’ultima ape dalla faccia della terra: considerarne l’ammonimento sarebbe già un bel passo avanti per il futuro del pianeta.

 

 

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