SIGNORA SCHLEIN, LA SCUOLA NON E’ LA FOGLIA DI FICO PER TUTTE LE VERGOGNE

L’intenzione può anche essere buona, persino nobile, se non sembrasse avere sopra quel solito dito di polvere e di muffa, come tutte le idee vendute come nuove e geniali dalla nostra politica goffa e anchilosata. I servili Tg non parlano d’altro: dopo la tremenda storia di Giulia, come se il problema nascesse adesso, la Schlein propone alla Meloni di sorvolare sulle divisioni e per una volta lavorare assieme ad un progetto contro il femminicidio, allegando subito anche la soluzione: introdurre a scuola un’ora (o due) di educazione all’affettività, e magari pure di educazione sessuale.

Ben venga la buona volontà, ben venga qualunque proposta per migliorare la nostra gracile civiltà. Migliorare la scuola significa migliorare i giovani italiani, cioè gli italiani di domani e di dopodomani. Ma bisogna capirsi. Senza tanta retorica sdrucciolevole e melensa, dobbiamo chiederci se in queste proposte prevalga davvero l’ambizione al meglio, oppure se non siano solo uno stanco automatismo, un facile manierismo prima di rimetterci comodi, la solita foglia di fico per coprire qualche vergogna, per sciacquarci la coscienza, per sentirci persino un po’ migliori, e poi andare avanti al solito modo, testa bassa e sempre viva la mediocrità.

Diciamolo: ormai la scuola è la nostra centrifuga nazionale, ci viene buona in qualunque situazione e in qualunque modo, buttiamo dentro i panni sporchi e aspettiamo che ce li restituisca candeggiati.

Questi genialoidi della politica sono fantastici: da anni s’inventano qualsiasi cosa per delegittimare, svilire, smantellare la scuola, poi ad ogni allarme sociale pretendono che la scuola risolva la grana.

La procedura è sempre la stessa. Bisogna inserire a scuola un’ora di questo e di quello. Educazione stradale. Educazione civica. Educazione sessuale. Educazione all’accoglienza e al rispetto. Educazione sportiva. Educazione alle diversità. Educazione alimentare. Oltre naturalmente al teatro, la fotografia, i funghi, il giardinaggio, l’uncinetto, gli scacchi, eccetera eccetera. A occhio e croce, i nostri alunni dovrebbero restare in aula 25 ore al giorno, se davvero i politici facessero sul serio, se davvero non fossero solo chiacchiere di propaganda congiunturale.

E’ la volgarissima idea di scuola come termovalorizzatore sociale, in cui buttare tutte le nostre porcherie e trasformarle in energia pulita. Volesse il cielo che fosse così semplice. Aggiungiamo un paio d’ore di educazione sentimentale e i maschi non picchiano più le femmine. Magnifico. Come non averci pensato prima. Ma per piacere. Ci vuol poco a immaginare quest’ora aggiuntiva, aggiunta a modo nostro, magari tenuta da una psicologa che ha bisogno lei per prima di una brava psicologa, sembra già di vederli quelli delle ultime file piegati in due dal ridere, o appisolati in un tripudio di sbadigli annoiati.

Signora Schlein, apprezzabile l’intenzione, ma come al solito si ferma alle frasi fatte, ai luoghi comuni. Sempre al fumo e mai all’arrosto. La realtà è molto semplice: la scuola, per come è nata, per come è pensata, già di suo è una grande fabbrica di civiltà. Studiare Seneca e Voltaire, studiare storia e matematica, letteratura e scienze, inevitabilmente rende le persone migliori, per via naturale, senza che nemmeno se ne accorgano. Certo bisogna farlo bene. Negli anni migliori, una bella scuola incide nelle anime e scodella cittadini responsabili, consapevoli, rispettosi, certamente più evoluti di quando sono entrati.

Peccato soltanto che la nostra scuola non sia più così. Noi come sistema Paese l’abbiamo seviziata e svuotata, a cominciare dalla considerazione sociale che nutriamo nei suoi confronti. Ed è questo che davvero dovremmo sforzarci tutti di introdurre, più di questa o di quell’ora in più: restituirle nei fatti, mai più a chiacchiere e a slogan, la sua dignità e il suo prestigio. A cominciare dai docenti, dai maestri di vita, che invece purtroppo sono ridotti esattamente come le donne, bersagli quotidiani di discredito, umiliazioni, disprezzo.

Leggere (capire) la Divina Commedia e i Promessi sposi, familiarizzare con la Costituzione, imparare due rudimenti di economia, tipo la differenza tra azione e obbligazione o comprendere quanto sia importante concorrere alle spese comuni con le tasse, tutto questo porta al risultato di italiani più illuminati, che in modo quasi istintivo pagano le tasse, compiono il proprio dovere, e certamente sono più propensi anche a rispettare le donne, ma direi tutto e tutti, perchè il rispetto è materia raffinata, o c’è globalmente, o non potrà mai essere risvegliata per un destinatario solo.

Signora Schlein, mettiamoci il cuore in pace: una scuola brutta non cambia con un’ora in più di educazione all’affettività. Una scuola bella non ne ha il minimo bisogno.

Un pensiero su “SIGNORA SCHLEIN, LA SCUOLA NON E’ LA FOGLIA DI FICO PER TUTTE LE VERGOGNE

  1. Augusto La Mura dice:

    Condivido al minimo il suggerimento della Shein e la risposta che le viene data, per una ragione molto semplice. Non sono un ragazzino, sono del 1950, ma per la vita ed il lavoro svolto, sono forse anche oltre il moderno pensiero. Additare la scuola come l’unica in grado di poter modificare in meglio, quella che è la mente, il comportamento, i “ragionamenti”, le idee, il quotidiano l’educazione e quant’altro, dei nostri giovani è forse, o, certamente è, la ragione e la spiegazione di quanto sta capitando a questo nostro sistema, in cui in nome del futuro e della “civilta’ “, abbiamo stravolto quanto di meglio ci aveva condotto a vivere in un mondo che per migliaia di anni e generazioni, aveva forgiato le passate gioventù e famiglie. Io. ma forse tutti i iei coetanei, ricordano quando i nostri padri dicevano “Ah, ai tempi miei…” e tutti abbiamo pensato che noi non avremmo mai più ripetuto una frase del genere. Noi vivevano la rivoluzione giovanile degli anni ’70, la guerra nel Vietnam, le botte che ci scambiavamo quotidianamente tra fascisti e comunisti. Noi che lasciammo per terra ammazzati tanti nostri coetanei, in nome di un mondo migliore. Ma almeno in quel mondo esistevano ancora delle regole, che prima di esserci inculcate dalla scuola, ci venivano dai nostri genitori, che ce le ripetevano ed imponevano fin da bambini. La cucchiaia, i pizzichi, gli schiaffi da nostra madre, il peggio da nostro padre al rientro dal lavoro. Schiaffi, scudisciate con la cintura dei pantaloni, calci ed anche pugni, che certo ci facevano male, anche oggi, al solo ricordare quelle “atrocità”, ma che non hanno lasciato NESSUNO di noi storpio, per quelle botte, anzi, ci hanno reso immuni da altre “torture” future. E se questo valeva in casa valeva ancora di più in classe, dove i professori erano secondi genitori, a cui era permesso bacchettarci, metterci in ginocchio sui ceci e come a me alle elementari, il professore Russo, amico di mio padre, era stato autorizzato a che a prendermi a pugni sulla spalla. Tutto questo accadeva in famiglia ed a scuola o anche con conoscenti o sconosciuti, che usavano le mani contro di noi, perchè eravamo andati oltre il lecito, non cedendo il posto ad una donna, un anziano o qualsiasi persona avesse bisogno di sedersi in un mezzo pubblico, se uno sconosciuto ci aveva mollato un ceffone anche forte in strada, se il nostro comportamento non era stato educato nei riguardi di qualcuno, insomma con “VIOLENZA” ci venina imposto un comportamento da persona perbene ed educata. Quindi tutto nasceva dal connubio tra familiari e scuola, che convergevano anche sui metodi educativi, che imponevano RISPETTO verso le DONNE, persone anziane e persone con disabilità. Poi, ahimè, quelli che volevano cambiare il mondo, quel mondo fatto di rispetto, sono cresciuti ed in nome di una nuova e pseudo libertà, hanno iniziato a convincerci che anche uno schiaffo ad un figlio è violenza, che fregarsene se un anziano o handicappato è in piedi su un autobus è normale, quindi alzarsi per lasciare il proprio posto ad uno di questi pseudo esseri umani è una stronzata, che mettere le mani sul corpo di una donna e poi usare anche violenza su di lei è normale, bè, devo dire anch’io “Ah, hai tempi miei”. Ma da qui a dire che tutto ciò può essere cambiato dalla scuola è pura follia, perchè, a prescindere che molti professori sono totalmente “ignoranti” sull’insegnamento dell’essere civili, ma anche se ci provano, rischiano che il genitore dello scostumato alunno, vada in classe o lo aspetti fuori della scuola per rinfacciare al professore che il figlio è un genio, una persona intelligentissima. ben educata e che i calci che riceverà il professore sono ben dati. Ed ancora, quasi quotidianamente, siamo informati, che un ragazzo di 20 anni, ma anche di 12, 13 e così via, è morto per overdose di droga o per aver ingurgitato alcool fuori misura. Bene, quando intervistano poi i genitori di questi ragazzi, la risposta è univoca “La colpa è di questa società”. Ma come possono affermare questa assurdità? Come possono scaricare tutto su una società lercia e drogata essa stessa della morte di un giovane? Di queste storie ne ho viste tante, ma nessuno ha MAI ricordato a questi pseudo-genitori, che le responsabilità per la morte del loro figlio è ESCLUSIVAMENTE LORO? Essere genitori è il mestiere più antico e difficile del mondo, ci viene tramesso per via ereditaria da sempre e da sempre i genitori hanno sorvegliato e tutelato la vita dei propri figli fin da neonati, facendo le notti accanto a loro quando mettevano i dentini, avevano fame, avevano mal di pancino e prendendoli in braccio per farli addormentare. Poi se li son visti crescere accanto ed hanno creduto che crescendo siano diventati esenti da ogni cura da parte di chi li aveva messi al mondo. “Ora sono grandi”, vanno alla scuola media, poi alle superiori, per cui noi abbiamo solo l’obbligo di dargli da mangiare e vestire, il resto lo imparano dagli amici e dalla vita. Ma in tutto questo che può entrarci la scuola? Per i genitori NULLA. Ma come si può accettare tutto questo. Un ragazzino di 14 anni che esce di casa a mezzanotte e torna alle sei del mattino ed al suo rientro trova i genitori che dormono ed al loro risveglio, nessuno che lo guarda e controlla gli occhi. Nessuno che odora il suo corpo e sente l’odore di ciò che ha bevuto, fumato, sniffato o guardato le sue braccia per vedere se vi sono segni di punture d’ago. NESSUNO. Poi li trovano morti è la colpa è della società? Bè continuare sarebbe una ripetizione inutile, ma voler addebitare tutto alla scuola e modificarla per modificare le mente ed i comportamenti dei nostri giovani è la più grande banalità che si possa far passare per soluzione del problema. Credo che ci voglia una seduta globale dei genitori innanzi ad uno psichiatra e psicologo, per risolvere il problema. La violenza a cui si assiste oggi, va curata come una patologia medica, ma va curata in primis, curando i diretti responsabili di quanto poi avviene nel futuro, cioè i genitori, poi intervenendo su chi patendo questa “ignoranza” genitoriale, poi commette atti mostruosi a danno di chi non è colpevole. Telefono Azzurro, se fosse esistito anche solo 50 anni fa, avrebbe auto le linee intasate 24 ore su 24, per cui iniziamo a curare prima i genitori, poi ai professori resterebbe solo il compito di controllare che tutto sia normale e le note sul registro, sarebbero da scrivere per le malefatte dei genitori non dei figli.

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