SFASCISTA CON QUALCHE RAGIONE

di MARIO SCHIANI – E così Donald Trump, con il tatto che lo contraddistingue, ha deciso di tagliare i fondi all’Organizzazione mondiale della Sanità, ovvero l’agenzia dell’Onu che, raccogliendo informazioni da gran parte dei Ministeri della sanità del mondo, coordinandone le iniziative e fornendo nel contempo informazioni al pubblico, dovrebbe rappresentare l’avanguardia della cooperazione internazionale nella lotta al Covid-19. Caschi blu in camice bianco, insomma.

Ma perché il presidente degli Stati Uniti ha deciso di stringere i cordoni della borsa? “L’Oms ha fallito nell’ottenere informazioni tempestive sulla pandemia – ha detto -,  i suoi ritardi sono costati vite umane”.

Con un versamento annuale che oscilla tra i 400 e i 500 milioni di dollari, l’America è il Paese che più contribuisce al bilancio dell’Oms. La Cina, per contro, ne sgancia soltanto 80.

Va detto che non tutti i contributi sono a carico delle nazioni: l’Oms incassa anche da privati. Difficile, tra l’altro, ottenere dati precisi sui finanziamenti: la gran parte dei fondi destinati all’Oms derivano dal contributo generale che gli Stati membri versano all’Onu. L’Italia versava, fino allo scorso anno, 35,4 milioni di euro, ridotti dal 2020 a 32,4: la decisione del taglio fu presa dal governo Lega-Cinque Stelle. Al tempo si scrisse che era una “ritorsione” di Salvini per le critiche dell’Alto commissario per i diritti umani Michelle Bachelet sugli episodi di razzismo in Italia.

Comunque sia, 500 milioni di dollari non sono per il bilancio americano una somma così importante. La decisione di Trump è dunque certamente politica: sui suoi meccanismi interni si può solo speculare, ma qualche indizio c’è.

Prima di tutto, attribuire all’Oms la colpa della pandemia equivale a deviare le accuse rivolte al presidente di inazione e di scarsa conoscenza del problema. “E’ stato lui”: scusa infantile ma sempre efficace. Nel caso specifico, poi, Trump qualche ragione ce l’ha.

Non è da oggi che all’Oms vengono rivolte accuse di scarsa incidenza nell’affrontare l’allarme Coronavirus. Quando l’epidemia era ancora limitata alla Cina e alle nazioni prossime a essa, non pochi osservatori – da Taiwan, da Hong Kong, dalla Corea e  dal Giappone – fecero osservare come gli inviati dell’agenzia sul terreno – ovvero a Wuhan e dintorni – tendessero a prendere per buoni i dati forniti dalle autorità cinesi e non mancassero mai di elogiare, a volte con accenti francamente esagerati, le misure di contenimento assunte dal governo di Pechino. Sospetti, insinuazioni? Forse, ma l’impressione diffusa era che l’Oms avesse mantenuto sul campo un atteggiamento troppo deferente.

La decisione di Trump è dunque un altro capitolo della lunga e logorante guerra di nervi (e non solo) tra gli Stati Uniti e la Cina. Dalla sua parte, il presidente americano ha un buon argomento: “A che serve finanziare un’organizzazione internazionale se questa, nel momento decisivo, si comporta in modo parziale e nasconde informazioni cruciali?”

Il tema di fondo, sottinteso dall’azione di Trump, è fondamentale e urgente: se l’Oms, come l’Onu, deve esistere, bisogna che si comporti davvero da ente sopra le parti e che le sia garantito uno scudo dalle pressioni dei governi, anche se potenti e autoritari come quello cinese. I dubbi vengono sull’efficacia della risposta: siccome l’Oms non funziona come vorremmo, le togliamo l’ossigeno?

La Storia sembra insegnare che tutte le organizzazioni sovra-nazionali, idealistiche negli intenti e ambiziose nei programmi, finiscono sempre per essere mutilate dalle politiche “locali”. L’Onu ne è un esempio di lungo corso; l’Unione europea sembra avviata allo stesso destino.

Eppure, per come siamo messi oggi, sembra proprio che la cooperazione internazionale non sia tanto un’ambizione quanto una necessità. Nessuna delle sfide in corso, siano esse politiche, economiche, sanitarie o ambientali, si presta a una soluzione locale. La cooperazione di conseguenza deve esserci e deve funzionare bene. Trump da parte sua ha segnalato il guasto, ma poi, invece di dare una mano a ripararlo, ha tolto il disturbo.

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