SE IL PARLAMENTO CONSEGNA L’AGRICOLTURA ALL’ASTROLOGO

Io un po’ li capisco i nostri parlamentari sulla questione bio, un po’. Un po’ invece no.

Un po’ li capisco perché è tale il martellamento, più o meno politicamente corretto, che la reazione è automatica: bio? Sì, certo, che domande. Tutto bio, bio-logico, bio-diverso, bio-diesel, bio-chimico, bio-energia, bio-degradabile e potrei continuare fino alla vertigine, con una lista che a guardare il fondo farebbe barcollare persino un bio-logo, un bio-grafo e pure un bio-ndo.

Chi ha il coraggio di mettersi contro il bio? E perché poi?

In questi giorni in Parlamento si discute di agricoltura biologica, anche se la sensazione è che saranno in quattro gatti, questo succede rigorosamente quando non c’è di mezzo un’elezione presidenziale o un’altra questione che non sia ritenuta fondamentale, vedi anche il dibattito sul fine vita, altra vertenza cruciale ma per pochi intimi, a giudicare dal tasso di assenteismo. Ma mettiamoci comprensione, la campagna per il Quirinale ha spossato tutti quanti, vogliamo non comprendere qualche settimana di respiro e di svago?

Comunque, la questione bio si diceva. Si discute una proposta di legge che dovrebbe fare chiarezza sulle direttive e sulle regolamentazioni che determinano l’agricoltura biologica. Tradotto, cosa è o non è bio, come ci si deve comportare perché i prodotti del proprio orto o del proprio campo possano essere considerati bio, in armonia, per così dire, con le indicazioni della Comunità Europea.

Un po’ li capisco i nostri Parlamentari, un po’ proprio no. Capisco la spossatezza, la falsa primavera e l’indolenza che porta al baretto piuttosto che allo scranno dell’adunanza decisionale, ma la proposta di legge che è in discussione, la bio-legge, contiene bizzarrie che forse meriterebbero un più attento contraddittorio.

La legge contiene infatti una equiparazione dell’agricoltura biologica con l’agricoltura biodinamica. Una pratica, quest’ultima, che suona bella, giusta, affascinante, inevitabile, a patto di non sapere di cosa si tratta. I riferimenti sono Rudolf Steiner e l’antroposofia, le pratiche fanno riferimento a congiunzioni astrali, cornoletame, concimi omeopatici e una serie di preparati che, pur muovendo da principi di armonizzazione tra uomo e natura, nulla hanno di fondato e credibile e rischiano di dare una pacca sulla spalla incoraggiante, e magari un bel po’ di sovvenzioni, a qualunque squinternato o anche solo a chi voglia vagamente seguire indicazioni come questa: ”Nel periodo in cui Venere si trova nel segno dello Scorpione, ci procuriamo la pelle di questo topo e la bruciamo, prendendo accuratamente ciò che si sviluppa tramite la combustione, cioè quello che rimane – (…) In ciò che è stato distrutto dal fuoco, resta soltanto la forza negativa nei confronti della forza riproduttiva del topo di campagna. Se quindi la sostanza ricavata in questo modo (…) viene sparsa sul campo, se è stato passato per il fuoco nel modo giusto al momento della massima congiunzione di Venere e dello Scorpione, si otterrà il mezzo che terrà lontani i topi da quel campo.».

Naturalmente, il punto e la virgola stanno nel peccato originale. Bisognerebbe aver letto la proposta di legge. Bisognerebbe essersi chiesti in cosa consiste l’agricoltura biodinamica. Bisognerebbe essere presenti in Parlamento, che sarebbe poi il proprio posto di lavoro, ed esprimere coscienziosamente il proprio voto in merito.

Una sequela di seccature, ammettiamolo, bio-logicamente intollerabili.

 

 

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