VIVA LA CALZA A RETE DI EMMA

C’è sempre una coscia tra i reperti del Festival. Prima la farfallina sul femore marmoreo della Belen, adesso la calza a rete sulla gamba di Emma, che il titolare di blog Davide Maggio ha pesantemente censurato e irriso. Segue dibattito nazionale. Non si può mai stare tranquilli, il maschio alfa si disturba per l’apparizione di quella parte lì che appartiene all’immaginario (poco immaginato) erotico dei favolosi anni Cinquanta Sessanta, con le prime Cinque e Seicento le cui portiere controvento provocavano miopie varie.

Non è più quel tempo, gli oculisti si occupano di patologie differenti, ma la coscia mostrata resta un cult sulla quale poi aprire il dibattito in quello che davvero può ritenersi orgasmo e pregiudizio (Gianni Monduzzi) o come Giorgio Albertazzi proclamò (c’entrava forse la Proclemer?): le cosce sono la prova dell’esistenza di Dio.

Esiste, dunque, una letteratura in merito là dove non trovano però spazio i quadricipiti del maschio ma soltanto quelli delle donne che, per fortuna, mai abbisognano di questa dicitura, infatti chi avrebbe mai scritto la farfallina sul quadricipite di Belen o la calza a rete che avvolgeva il muscolo sartorio di Emma?

L’uomo vive di sogni e desideri, da bambino la calza della befana piena di caramelle, da grande quella di seta di una donna. La polemica continua, in fondo aveva ragione Woody Allen: “Ho sognato di essere il collant di Ursula Andress”.

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