Zampa è come san Giovanni Battista, la sua voce è un grido nel deserto, anzi nel pianeta football, questo corpo celeste che non fa parte dell’universo, vive una vita lontana dalla realtà, si ritiene depositario di verità esclusive, emette sentenze, giudica ma respinge qualunque giudizio critico.
Il gruppo contagiato del Genoa crea fastidio ai vertici e alla base delle istituzioni calcistiche, perché mai si dovrebbe fermare la serie A, perché impedire al popolo di scaricare la rabbia con l’ora e mezzo di partite? Dunque chissenefrega del virus, vogliamo più CR7 e meno COVID19, un calcio al pallone e un altro alla salute, quella degli altri. E poi, per favore, si riaprano gli stadi, si spalanchino i cancelli e così la folla tornerà a uheggiare, ci manca un sacco un “devi morire”, le bare di Bergamo sono di un campionato passato, roba archiviata, volete mettere un cross di Hakimi e una parata di Strakosha?
Il calcio chiagne e fotte, ha bisogno di denari per sopravvivere a bilanci da arresto sul posto, gioca con gli alibi superficiali: come mai subito dopo il lockdown, alla ripresa del torneo, non ci sono registrati casi? Beh, la domanda è sempliciotta, la risposta è scontata: perché eravamo tutti vaccinati, mascherati, unti di gel, puliti come un neonato spolverato di Fissan, rispettavamo le linee guida. Finita la festa abbiamo gabbato lo santo, via con gli happy hour e le feste in spiaggia, le mascherine di Arcuri costavano troppo, 70 centesimi erano una truffa, meglio quelle griffate, con disegni pazzeschi, prezzo quattro volte l’Arcuri di cui sopra, però fanno tendenza.
In un Paese di folli e scriteriati, il calcio tira la fuga in avanti, il protocollo resta solo il foglio con margine per il compito in classe, dai che si gioca a prescindere. E poi Genova è un’idea come un’altra.