LA MERKEL E LA GRANDEZZA DI AMMETTERE L’ERRORE

di CRISTIANO GATTI – Ammettere un proprio errore non è facile per nessuno. Per un tedesco dev’essere ancora più sanguinoso. Eppure la Merkel non si è tirata indietro. Di fronte a tutti – non sola e nascosta di fronte allo specchio – ha detto chiaro e tondo questo: “Abbiamo sbagliato nella gestione della seconda ondata Covid. Eppure avevamo tutti i segnali per essere accorti”.

Non è facile ammettere un proprio errore, ma la Merkel ci è riuscita. E allora, almeno per una volta, bisogna ammirarla e un po’ anche invidiarla. Soprattutto da qui, da questo nostro Paese di infallibili e onnipotenti, dove non si riesce a trovare un solo politico capace di fare un passo avanti e ammettere uno sbaglio. Per questo sistema, ammettere un errore è chiaro segno di debolezza. Mai ammettere un errore. Negare sempre, negare tutto. I Qualcuno, da noi, non sbagliano mai, nemmeno per sbaglio.

Effettivamente può anche essere così. Perchè obbligare la gente ad ammettere errori se non ne commette neanche uno. Però, guardandoci indietro di pochi giorni e di pochi mesi, non sembra proprio che qualcuno abbia azzeccato tutto. Ciononostante, ci fosse un cane che si alza e riconosce comunque qualche svista. Mi viene in mente Sala, il sindaco di Milano, che dopo aver fatto il ganassa nei primi tempi della pandemia, al grido spocchioso Milanononsiferma, ultimamente non fa che dire sì, nei primi tempi ho sbagliato, manca solo che si flagelli con la frusta dei pellegrini alla Mecca.

Eccezioni eccezionali. In generale, mediamente, sono tutti fenomeni. Da noi di errori se ne accatastano a pile, tutti i giorni, in tutte le salse, ma li fanno sempre gli altri. Basta leggere un giornale o guardare un talk-show: tutti quanti se li rinfacciano con tanto di randellate morali. Ce ne fosse uno che parlando di un oggettivo errore dicesse sommessamente, umilmente, fermi tutti, questo l’ho fatto io. Niente da fare: gli errori, in Italia, sono figli di nessuno.

Eppure, studiando gli antichi, ma anche solo aprendo il Vangelo, si impara subito che l’errore è l’occasione ideale – dolorosa, ma ideale – per migliorare.

In Italia abbiamo una classe politica che non sbaglia mai: dev’essere magari per questo che non migliora mai.

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