LA FOLLE CORSA DEI FONDI E DEI TYCOON A COMPRARSI L’AGRICOLTURA

La pandemia e la guerra in Ucraina hanno fatto sorgere interrogativi, anche inquietanti, circa la certezza dell’approvvigionamento alimentare in ogni parte del pianeta.

Un significativo segnale è stato fornito qualche mese fa dalle autorità cinesi, che avevano dichiarato che le riserve di cereali (grano, riso e mais) nel loro Paese ammontavano a circa il 50% di quelle mondiali.

Ma oltre alle strategie politiche nazionali di sicurezza alimentare, a cui l’Italia si guarda bene dal partecipare, anche l’alta finanza sta intensificando il suo interesse per l’industria agroalimentare.

Recentemente su Le Dèmèter, una pubblicazione francese che si occupa annualmente di analizzare il mercato agroalimentare, sono apparse cifre e statistiche che testimoniano l’interesse dei fondi di investimento per questo settore.

Roberto Viton, amministratore delegato di Valoral Advisors, autore del capitolo “Investment Funds in the Food and Agriculture Sector: A Fertile Ground for Investors”, asserisce che il settore agroalimentare è diventato un “asset class” dominante per gli investitori istituzionali.

Attualmente sono 730 i fondi di investimento specializzati nel settore agroalimentare, che gestiscono più di 120 miliardi di dollari, rispetto ai 50 fondi presenti nel 2005.

In termini di importi investiti, si registra anche un incremento che va dai 4,2 miliardi di dollari investiti annualmente tra il 2005 e 2010, ai 7 miliardi di dollari tra il 2011 e il 2015, fino ai 9,7 miliardi di dollari investiti tra il 2016 e il 2020.

Nonostante questa crescita esponenziale, il peso del settore agroalimentare rappresenta meno del 2% dell’ammontare totale degli investimenti dei fondi.

Una delle novità più interessanti riguarda la presenza, accanto ai fondi specializzati, di grandi fondi di investimento, come Blackrock, fondi sovrani o fondi pensione, che dispongono di una spaventosa capacità di investimento.

Viton osserva che i fondi nel continente europeo si concentrano principalmente su strategie di private equity, inclusa la distribuzione di mezzi di produzione, lo stoccaggio, la trasformazione e la distribuzione degli alimenti.

Questi investimenti stanno cominciando a considerare anche temi importanti come i cambiamenti climatici, l’ambiente e la sicurezza alimentare, anche se questo percorso è distante dalle effettive necessità del pianeta.

Il settore agricolo sta progressivamente cominciando ad attrarre diversi soggetti che teoricamente hanno poco a che fare con la terra e il cibo: Bill Gates nel 2021 è diventato il più grande proprietario di terreni agricoli degli Stati Uniti, Ted Turner, proprietario della CNN, possiede circa due milioni di ettari sparsi per il mondo (metà dell’Olanda).

L’industria agroalimentare dimostra, soprattutto in questo periodo, di essere il settore anticiclico per eccellenza.

La sempre più impetuosa crescita demografica mondiale, accompagnata dal conseguente aumentato fabbisogno alimentare, fa apparire il cibo come uno tra gli investimenti più sicuri ed allettanti. I prezzi delle materie prime agricole sono in costante aumento e secondo il Food Price Index, calcolato dalla Fao, il prezzo medio del cibo è cresciuto del 45% negli ultimi cinque anni.

Inoltre, l’aumentata incertezza provocata dall’aggressione della Russia all’Ucraina, rende l’approvvigionamento alimentare una fortissima arma che può condizionare gli scenari geopolitici globali.

È probabile che questa ondata di nuovi capitali rimodelli anche questo settore primario. Risulta quindi fondamentale che vengano rispettati i principi base del settore agroalimentare, come accesso al cibo, sicurezza alimentare e sostenibilità ambientale.

La novità dell’interesse della finanza globalizzata nei confronti del settore agroalimentare non è altro che la conferma di quanto riportato da un antico proverbio sumero: “Quelli che hanno le pecore, quelli che hanno i buoi, quelli che hanno l’argento, quelli che hanno le pietre preziose, staranno seduti tutto il giorno davanti alla porta dell’uomo che ha il grano.”

E si sa, i proverbi non sbagliano mai.

 

 

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