KESSIE E GLI ALTRI, LA NUOVA MODA DEI CAMPIONI DI METTERSI IN PROPRIO

La moda, inelegante e ingrata, è esplosa. Ed è complicato arginarle, le mode. Le stelle più o meno luminose del calcio hanno preso a lasciar scadere i propri contratti, per poi barattare il proprio ingaggio con un nuovo club (più di rado con il vecchio) senza l’onere del cartellino.

Un bel risparmio per le società e una bella opportunità di moltiplicare gli emolumenti per i giocatori e i loro famelici procuratori. La lista eccellente è lunga: da Dybala a Mbappé, da Perisic a Pogba, da Salah fino al caso ora più eclatante, quello di Franck Kessie.

Più eclatante? Eppure gli altri nomi non sono meno prestigiosi del centrocampista ivoriano del Milan, anzi, ma il fatto è che la società rossonera ha già sul groppone le scottanti vicende di Donnarumma e Calhanoglu, armi e bagagli nell’estate 2021 con destinazione Parigi e… Milano, sponda Inter.

Non solo questo: Kessie, impegnato in agosto alle Olimpiadi con la sua Nazionale, aveva rilasciato una lunghissima intervista in cui professava eterno amore per il Milan, aggiungendo un tassativo: “Quando torno sistemo tutto”.

Sono passati 7 mesi e al solo nominare il suo nome dallo speaker di San Siro, parte una bolgia di fischi perché non ha sistemato assolutamente niente e anzi il suo futuro lontano dalla maglia che indossa appare segnato. Nel frattempo, tra le parti il silenzio più assoluto.

In questo scenario da mercato rionale si alza qua e là una voce di protesta, l’ultima quella di Ralph Hasenuttl, allenatore del Southampton: “E’ ora di finirla con questi ricatti, l’unico senso di appartenenza che hanno i calciatori è ormai quello verso il proprio agente. Bisogna fare qualcosa”. Perché nella maggior parte dei casi, a incagliare le trattative sono proprio le spropositate richieste di commissioni da parte dei procuratori, milioni su milioni, indifferentemente, che si tratti di rinnovi o trasferimenti. Non ci sono tetti, non ci sono limiti, non c’è pudore, non c’è regola. Un farwest amorale, benché assolutamente legale, fin tanto che nessuna legge proibirà questo andazzo, e anzi molti club lo percorrono con disinvoltura pur di assicurarsi le prestazioni del rampollo pagandogli solo il (salato) ingaggio, comunque niente in confronto all’acquisto del cartellino.

La vicenda Kessie è surreale perché il centrocampista gioca nella squadra in testa alla classifica della serie A italiana, l’unica (tra i maggiori campionati europei) dove regni un equilibrio elettrizzante e spettacolare fra 3 club, che sono appunto il Milan, l’Inter e il Napoli, in fuga e racchiuse in 2 soli punti tra loro. Il Real Madrid in Spagna viaggia a +4, +10 e +14 su seconda, terza e quarta. In Premier il Manchester City è a +9, +16 e +22. In Germania il Bayern a +6, +11 e +18… Ma la capolista italiana è tormentata dalla questione di uno dei suoi campioni di spicco, sicché nei titoli sulle imprese della squadra di Pioli, che nell’ultima settimana ha battuto Inter e Sampdoria in campionato e travolto la Lazio in Coppa Italia, il riferimento al nodo Kessie non manca mai.

Il centrocampista africano guadagna attualmente 2,5 milioni l’anno. Il Milan gliene ha offerti 6 a crescere – grazie ai bonus – per 4 anni. Oltre a questo non va, per una linea strategica ferrea: cedere alle richieste di uno significa cedere in futuro alle richieste di molti e siccome nel club rossonero giocano molti giovani in crescita esponenziale (Kalulu, Tomori, Bennacer, Tonali, Diaz, Saelemakers, Rebic, Leao) non si può aprire la pista a richieste extra budget. In un fondo d’investimento come quello che governa il club, Elliott, non sono ammesse deroghe.

E proprio il Fondo Elliott forse di calcio saprà poco, ma di conti è molto esperto e su quella questione, “se non rinnovi i contratti, perdi i tuoi giocatori a zero” (perché in scadenza di contratto, appunto, uno va dove gli pare senza che nulla sia dovuto al club di appartenenza), ha un’idea chiara. Prendete Donnarumma: le richieste erano 10 milioni netti a stagione per 4 anni, il che significa 80 lordi nel quadriennio. Calahnoglu 6 netti, 48 lordi in 4 anni. Ora Kessie ne vuole 8 l’anno, 64 lordi in 4 anni.

Nella testa di Paolo Maldini, plasmato dalla filosofia Elliott e dal suo senso di appartenenza (il suo cognome fa parte del Milan da più di 70 anni), il Milan nei prossimi 4 anni risparmierà circa 200 milioni per l’ingaggio di 3 giocatori, più 30-40 di commissioni dei procuratori. Tutti, compreso Kessie, già sostituiti nel frattempo da Maignan (3,6 lordi), uno dei migliori portieri in circolazione, Brahim Diaz (0,6 lordi), oltre a Sandro Tonali che per restare rosssonero si è addirittura ridotto l’ingaggio, dopo una prima stagione deludente. Nel mirino per sostituire il transfugo Kessie ci sono giovani come Renato Sanches (24 anni, 4 milioni a stagione) ed è già stato acquistato il gioiellino Amine Adli, 21 anni, 2 milioni a stagione.

Numeri. Cifre. Bilanci. Assegni. Commissioni. Parametri. Roba da studio di commercialisti e notabili, più che da stadio. Mancano quelle componenti retoriche del pallone su cui ricamano, nell’ordine, l’Uefa nelle sue menzogne reiterate sul fairplay (“il valore dei tifosi”), i giocatori che baciano stemmi e maglie, i tifosi che invece le vivono davvero sulla pelle, essendo gli unici che pagano per partecipare a questo circo e che soprattutto davvero non possono cambiare squadra.

In proposito, il capitano e beniamino del Napoli, Lorenzo Insigne, fa eccezione. Lui ci ha provato eccome a trattare il rinnovo con De Laurentiis, non si è accordato, ha raggiunto un accordo col Toronto e a fine stagione se ne andrà in Canada. Nessuno al “Maradona” lo fischia, ma tanto… Sai che gli frega, a quegli altri, dei fischi con tutti quegli zeri in banca.

L’ultima riflessione riguarda proprio quella domanda amletica su cui si interroga l’ipocrisia propria del calcio: è giusto che i tifosi fischino una propria risorsa, in piena corsa scudetto? Così disturbano la concentrazione e il rendimento del giocatore? Il Milan è in testa alla classifica avendo giocato per sei mesi in costante emergenza per i troppi infortuni, tutti sono utili e nessuno indispensabile. Numeri e cifre non hanno sentimenti, dunque Kessie e tutti gli altri dovrebbero essere impermeabili. I tifosi no, i tifosi hanno amore e passione, e soffrono anche e soprattutto fischiando, ma hanno sposato la linea guida: “Se non stai bene qui, la porta è quella”. Lasciatela pure aperta quando uscite, entrerà qualcun altro.

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