IL PALLONE IN MANO AI MARIO MEROLA

di TONY DAMASCELLI – Avanti il prossimo. Un infermiere? Un portantino? Un medico della mutua? Un volontario del 118? Alla lunga, saranno questi a decidere il fischio di inizio di una partita di pallone. Il calcio finisce nelle mani, improbabili e imprevedibili, di aziende sanitarie locali e affini, la vicenda di Napoli provocherebbe vergogna a Mario Merola e verrebbe respinta dagli eredi di Eduardo e Totò. Risultato, sguazzando nella farsa: a poche ore dalla partita, nessuno sa se e come finirà Juve-Napoli, con la Juve convinta di giocare e il Napoli convinto di non giocare.

Ci facciamo riconoscere sempre, comunque e dovunque. Il sistema Italia è una chiavica che ingoia e, assieme, sputa tutto e di tutto, coinvolge governo e istituzioni minori, pubbliche e private, mischia problemi e inguaia situazioni altrimenti chiare.

Il mondo del calcio continua a fare il furbo, vive il suo lockdown lontano da tutto, ha le sue leggi, i suoi privilegi, la parata dei suoi dirigenti completerebbe le creazioni di Walt Disney, ma quelli erano fumetti, questi sono personaggi fumosi, sotto il vestito nulla, si battono per questioni condominiali, non vanno oltre il proprio cucinino, discutono di miliardi ma al momento di pagare il conto al bar litigano su chi ha preso il bitter e chi il tramezzino, sono scappati di casa che pensano di farla franca a prescindere, perché la “gggente” ha bisogno del calcio e, dunque, la partita si deve giocare, anche con i morti in campo, con il Covid nello spogliatoio, il doping nelle mutande. E il nostro meraviglioso pubblico abbocca come un cavedano perché se la bocca non è stracca se non sa di, la giornata non è finita se non c’è la partita.

Avanti così, a Napoli si sono inventati l’immunità di gregge last minute, meglio sarebbe l’impunità di legge, siamo sempre il paese di Pulcinella, non c’è speranza, che è anche il cognome del ministro addetto alla Salute di tutti. Guarda che combinazione, come Adl o Asl. Ovviamente, si replica.

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