IL FLAGELLO NON E’ IL VAR, SONO GLI ARBITRI

di TONY DAMASCELLI – Il Var è pandemico. Sta avvelenando il calcio, dovunque. Ma non si torna indietro. Dicono così i docenti di questo football che si affida alle tecnologie perché non si fida degli uomini, dunque degli arbitri. Ma poi chiede agli stessi uomini arbitri di assumere l’ultima decisione, dopo aver visionato le immagini, i fotogrammi, una, due, tre volte.

La video assistenza non ha cancellato le polemiche, anzi le ha alimentate, perché che football è questo, improvvisamente troncato, con il consulto al monitor, con il richiamo nell’auricolare, con la sospensione di una gioia, quella del gol, rivista e corretta e poi cancellata?

Non piace ai calciatori, non piace agli allenatori, non piace al pubblico, piace agli arbitri che hanno preso in mano il giocattolo e lo maneggiano da padrini e da padroni, il pallone è mio e lo gestisco io.

L’occhio di falco è utile e decisivo per convalidare un gol, il microchip individua il pallone oltre la linea bianca, questo verdetto è incontestabile.

Ma il resto? Il fuorigioco per un piede, un gomito, un braccio? L’intervento da dietro a volte è giallo, altre è rosso, manca la zona arancione ma ci vorrebbero Conte&Arcuri al posto di Nicchi&Rizzoli. Si va a discrezione del giudice, la legge non è uguale per tutti, la sudditanza psicologica resiste, resiste, resiste, cambiano i regnanti ma i sudditi si aggirano nel canneto.

Il campionato si eccita grazie alle milanesi, come nella belle époque, ma non è roba esaltante pensando che una è stata sbattuta fuori dall’Europa e l’altra gioca la coppa bis.

E’ quello che passa il nostro convento, gol a dosi industriali, segno di difese gaie, ma ascoltando i resoconti e le opinioni degli inviati di Sky e Dazn saremmo di fronte al più grande spettacolo dopo il Big Bang, come cantava Jovanotti.

In verità trattasi di venditori di pentole e materassi. Si rigioca mercoledì, giorno della Befana, immagine in linea con questo football.

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