I 13 SOLDATINI SULL’ISOLA CHE HANNO GIA’ COLMATO IL BISOGNO D’EROI

Cambronne, di fronte alla richiesta inglese di resa del quadrato della Guardia, a Waterloo, pare abbia risposto: “Merde!”. Mc Auliffe, a Bastogne, avrebbe risposto, più o meno, allo stesso modo a Von Manteuffel, che offriva la resa ai suoi paracadutisti della 101a.

Insomma, sembrerebbe che i soldati, quando si trovino con le spalle al muro, scoprano dentro di sé una forza morale fuori dell’ordinario, che li porti a ridere in faccia a sorella morte e a coloro che stiano per infliggergliela. E’ quanto è accaduto, se la cronaca non ci rifila l’ennesima storiella, come quella del colpo di mortaio contro l’asilo, sull’Isola dei Serpenti, in Crimea.

Il racconto, suffragato da una registrazione, ci narra di un manipolo di soldatini ucraini, anzi, nemmeno soldatini, guardie confinarie, che si è rifiutato di arrendersi a una nave russa, sotto la minaccia dei cannoni, e che si è fatto sterminare, lanciando il grido “nave russa, vai a farti fottere”, piuttosto che cedere il minuscolo caposaldo nel Mar Nero. Non manca neppure una sorta di Pietro Micca locale: un soldato del genio che si è fatto esplodere, insieme al ponte che aveva minato.

E’ incredibile come le guerre si assomiglino un po’ tutte, con le loro cialtronerie, i loro atti di eroismo, la loro crudeltà e perfino la loro, inverosimile, cavalleria. Ogni guerra ha i suoi eroi. Dirò di più: ogni guerra ha bisogno di eroi, per donare motivazione e orgoglio ai sopravvissuti. L’eroe non è solo un valoroso: è un individuo che si distingue nella massa dei valorosi, per il gesto definitivo e finale della sua vita. E, se ha la fortuna di tornare a casa, rimarrà tutta la vita come cristallizzato in quel gesto: il giovane tenente Trotta, l’eroe di Solferino del romanzo di Roth, rappresenta perfettamente questa idea

Esistono ancora, dunque, gli eroi, in questa guerra di droni e di missili, di esplosioni in televisione e di reciproche fake news? Evidentemente sì: e sono l’ultima risorsa di Davide contro Golia. L’esercito ucraino non ha gli strumenti da contrapporre ai “Buratino” e ai T90 russi: ecco dunque la necessità brutale di eroi, di soldati deboli e pressochè disarmati che rappresentino la volontà di non cedere di un intero popolo.

Sarà vero? Sarà falso? Poco importa: ciò che realmente conta, in questo episodio drammatico, trasformato dai media ucraini in un’apologia del valore nazionale e da quelli di tutto il resto del mondo in uno scoop per guardoni militari, è che, a quasi tre millenni da quando Omero ha scritto l’Iliade, in guerra si muore ancora con le stesse parole sulle labbra, con lo stesso disperato coraggio, che lascia il pubblico a bocca aperta. Sia che si tratti di un telespettatore, sia che si tratti di un dignitario miceneo.

Onore, perciò, ai tredici soldatini dell’Isola dei Serpenti e a tutti coloro che, nel tempo, hanno preferito una morte eroica a una vita da vili. Ma disdoro a noi, all’umanità, incapace di stare senza guerre, senza stragi, senza spargere sangue. E’ vero che l’uomo è ancora quello di Omero, ma è anche quello della pietra e della fionda, purtroppo.

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