GRANO MENO SANO UGUALE PIU’ CELIACI E INTOLLERANTI

Proprio mentre in Italia, l’Associazione Nazionale dei Cerealisti (Anacer) rende pubblico che nel nostro Paese, nei primi 8 mesi dell’anno, le importazioni di grano tenero e grano duro sono cresciute di circa 1,1 milioni di tonnellate, negli Stati Uniti viene pubblicato un articolo sul portale “Healthnews.com” a firma di Kimberly Drake, dal titolo “American vs. European Wheat: The Gluten Sensitivity Debate”, che tenta di far luce sui complessi meccanismi che regolano la correlazione tra patologie come la celiachia o la sensibilità al glutine non celiaca (NCGS) e il tipo di grano utilizzato.

I due eventi, apparentemente slegati, in realtà hanno una strettissima affinità.

È noto infatti che il maggiore importatore di grano nel nostro Paese sia il Canada, nazione tristemente nota in campo cerealicolo per l’utilizzo del diserbante Glyphosate, utilizzato anche nelle fasi di pre-raccolta. Il Glyphosate, prodotto dalla Bayer/Monsanto è da sempre al centro di un acceso dibattito presso la comunità scientifica per la sua presunta cancerogenicità.

Ma il dibattito non si svolge soltanto nei congressi scientifici, in questo periodo anche le aule giudiziarie americane sono intasate da cause di risarcimento danni contro la Bayer, intentate da cittadini statunitensi, ammalatisi in seguito al contatto prolungato con il diserbante.

Proprio venerdi scorso un tribunale del Missouri ha condannato la multinazionale tedesca a pagare la cifra monstre di oltre 1,5 miliardi di dollari (miliardi, non milioni) a tre persone ammalatesi di cancro a causa dell’uso del Roundup, prodotto di punta della Monsanto, proprio a base di glyphosate.

Il problema (per la multinazionale tedesca) è che di cause in attesa, negli USA, ce ne sono altre 160.000. Primo risultato: crollo in borsa (legato anche alla cessazione improvvisa della ricerca di un anticoagulante che si immaginava di successo) e 16 mld di dollari accantonati a bilancio per far fronte a più che probabili altre condanne di risarcimento.

L’articolo della giornalista americana verte sulle affermazioni di molti americani che dichiarano di non soffrire di sensibilità al glutine quando viaggiano in Europa, lasciando aperto l’interrogativo se il grano coltivato negli Stati Uniti stia contribuendo all’aumento dei problemi legati al glutine.

È un dato di fatto che l’insorgere della celiachia e della sensibilità al glutine non celiaca sia in progressivo aumento: uno studio (1) del 2020 ha rilevato che l’incidenza mondiale della condizione celiaca è aumentata del 7,5% all’anno negli ultimi decenni.

E, a quanto scrive la giornalista americana, alcuni esperti ritengono che anche l’uso di erbicidi come il Glyphosate possa avere un ruolo.

Per approfondire l’argomento, Kimberly Drake ha parlato con Bob Quinn, inventore del marchio Kamut, e Steven J. Mercer, della U.S. Wheat Associates.

La sensibilità al glutine non celiaca (NCGS) rimane ancora oggetto di ricerche scientifiche che cercano di chiarire i meccanismi con cui si manifesta, tuttavia gli individui affetti da questa patologia avvertono sintomi come gonfiore, dolore addominale, affaticamento e mal di testa dopo aver consumato glutine. A differenza della celiachia, la NCGS è priva di biomarcatori specifici e quindi la diagnosi è basata sull’esclusione di altre condizioni attraverso un processo di eliminazione.

Ma è possibile che il grano americano abbia responsabilità specifiche?

Secondo Steven J. Mercer, vicepresidente delle comunicazioni presso U.S. Wheat Associates, il contenuto di glutine del grano duro e tenero coltivato in Europa e negli Stati Uniti è simile e quindi è da escludere ogni correlazione, mentre Bob Quinn, fondatore di Quinn Farm & Ranch nel Montana e Kamut International, la pensa in modo differente.

Quinn ha dichiarato una verità che sfugge ai più: “Il grano è stato notevolmente modificato in America per produrre cibo economico e abbondante, ma arriva al consumatore con un costo molto elevato che non viene pagato alla cassa del supermercato, ma in quella della farmacia o del servizio sanitario nazionale”.

“Il 60% della nostra popolazione in America ha almeno una malattia cronica, principalmente dovuta al cibo economico e carente di elementi nutritivi, al grano moderno e ai prodotti che ne derivano”, ha detto Quinn. “Il glutine è stato modificato in modo da poter trattenere più aria nel pane bianco all’americana. Pertanto, i fornai possono produrre più pane con meno grano, ma molti hanno difficoltà a digerire questo glutine più tenace.”

Ma poi il focus della discussione si sposta sull’utilizzo del Glyphosate e sul suo potenziale ruolo nell’insorgere della sensibilità al glutine.

Sebbene sia un tema fortemente dibattuto, alcuni esperti affermano che questo erbicida abbia un ruolo nello sviluppo della malattia celiaca e della NCGS.

Uno studio del 2020 pubblicato su Frontiers in Microbiology (2) indica che l’esposizione al glifosato da solo o attraverso alimenti trattati con l’erbicida promuove la disbiosi intestinale, riducendo i batteri intestinali utili e aumentando il numero di quelli nocivi.

Gli autori dello studio affermano che questa disbiosi indotta dal glifosato può essere collegata a infiammazione, malattia da reflusso, obesità e cancro al colon. Ma potrebbe anche essere un fattore scatenante della celiachia.

Quinn ha inoltre affermato che: “Il glifosato non viene utilizzato in Europa sul grano come essiccante nello stesso modo in cui viene talvolta utilizzato negli Stati Uniti”, ha spiegato Quinn. “Studi scientifici canadesi hanno affermato che soggetti affetti da NCGS esprimevano sensibilità al grano contaminato dal glifosato e che è probabile che proprio l’erbicida sia la causa principale di alcuni dei problemi”.

Addirittura il fondatore di Kamut arriva a dire che: “Oltre ad essere utilizzato sui campi di grano prima della semina e dopo il raccolto, ne viene utilizzato così tanto che ora possiamo misurare la contaminazione da glifosato sotto la pioggia nella nostra fattoria biologica nel Montana centro-settentrionale – quindi la maggior parte dei raccolti sono ora contaminati”.

La giornalista conclude il suo articolo elencando le statistiche che stimano che una persona su 133 negli Stati Uniti è affetta da celiachia e quasi il 15% della popolazione è potenzialmente colpita da NCGS, e che trovare la causa principale che scatena l’insorgere di queste patologie è fondamentale.

Peccato che Ursula von der Leyen non la pensi allo stesso modo: secondo la Commissione UE nelle campagne europee possiamo continuare ad usare il glifosato senza porci alcun problema. Per altri dieci anni.

Complimenti….

 

1 – King et al. 2020. Incidence of Celiac Disease Is Increasing Over Time: A Systematic Review and Meta-analysis. he American Journal of Gastroenterology 115(4): p 507-525, April 2020. | DOI: 10.14309/ajg.0000000000000523
2 – Barnett J.A. (2020). Separating the Empirical Wheat From the Pseudoscientific Chaff: A Critical Review of the Literature Surrounding Glyphosate, Dysbiosis and Wheat-Sensitivity. Front. Microbiol., 25 September 2020 Sec. Food Microbiology Volume 11 – 2020 | https://doi.org/10.3389/fmicb.2020.556729.

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