SE PUTIN ARRUOLA ANCHE DIO CON UN SEGNO DI CROCE

Putin e il segno della croce durante la messa di mezzanotte per la Pasqua ortodossa dicono molte cose, ma nessuna inaspettata e quindi nessuna sorprendente.

L’uomo Putin ha ormai creato la sua realtà parallela. Se la menzogna inizialmente era la strategia, se negare l’evidenza era la direttiva, ora siamo su un altro piano. Dal suo esordio come condottiero della Russia, quando Eltsin sciaguratamente lo indicò come il prescelto, Putin ha portato alle estreme conseguenze quel regime imperscrutabile, propagando immagini false, incurante della credibilità e del fatto che imperscrutabile quel regime non lo era affatto.

Il piano ora è cambiato, non si tratta più di diffondere immagini e informazioni false, ora il falso è diventato il vero, il confine che trasforma una strategia criminale in un nuovo mito imperialista è stato superato.

Putin ora può serenamente farsi il segno della croce convinto che sia Dio a guidare la sua mano e che la strage in atto sia solo un effetto collaterale verso un popolo che non vuole comprendere il disegno divino.

Oppure di nuovo non è vero niente, oppure anche qui Putin finge, come molti, moltissimi prima di lui, usa il paramento e il paravento religioso per giustificare il massacro davanti al suo popolo, mostrando che anche Dio è dalla sua parte.

Con tutto il rispetto, tuttavia e in ogni caso, se un Dio esiste non ha nulla a che vedere con tutto ciò, con una religione connivente, con un patriarca Cirillo burattino e complice dell’eccidio. Vorrei dire che se un Dio esiste, nulla gli può importare delle cerimonie e dei riti paludati, delle candele, dei segni della croce e dei paramenti. Questo è tutto armamentario umano, se un Dio esiste sta vedendo che razza di creatura ha messo su questo mondo e sta vedendo quale uso l’uomo fa dell’arbitrio che gli è stato concesso.

E a volte vien da chiedersi se la religione, questa religione, abbia a che fare con Dio. A volte vien da pensare che sia solo folclore tutto umano e che se un Dio esiste non gli importi nulla che uno vada alla messa o si confessi o mangi di magro quando si conviene, perché per forza deve importargli di qualcosa di più e di diverso.

Anche i rappresentanti religiosi confermano spesso tutto questo, e a volte paiono più strateghi e politici che pastori che si occupano di anime. Vale in modo clamoroso per il patriarca russo, ma non solo. Più volte anche su @ltroPensiero è stato sottolineato come anche il Papa manchi di incisività nell’accusare e nel puntare il dito con decisione contro l’aggressore Putin, e nell’ultima domenica è successo di nuovo: di nuovo la condanna generica, l’invito ai leader a deporre le armi. Ma come ai leader, ma come ai capi di Stato? Uno, uno ce n’è che deve interrompere la barbarie, uno e ha un nome e un cognome.

L’uomo da sempre usa la religione per giustificare le azioni più turpi, azioni che contraddicono sistematicamente i principi professati, ma se da Putin ci aspettiamo ormai le più squallide e invereconde interpretazioni, possiamo aspettarci chiara e netta presa di posizione da chi le religioni le rappresenta?

È una domanda, la risposta francamente non mi pare scontata.

 

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