CONTRORDINE: LO SMART WORKING E’ UNA BOIATA

 

Cupertino, California

di GHERARDO MAGRI – La Silicon Valley, il luogo più innovativo del pianeta, è la patria dei geni dell’informatica, del digitale e dei social, qualche volta anche di pifferai magici dell’ovvio e delle mode che (loro stessi) cambiano.

Adesso è il momento dell’abbandono dello smart working totale e del richiamo di massa al rientro in ufficio. Basta con il lavoro da remoto, si riscopre il piacere di incontrarsi di nuovo e di ripopolare sedi faraoniche costruite di recente per stupire il mondo con effetto “wow”.

E’ il turno di Google e Amazon, che precettano i propri dipendenti e fissano i limiti del lavoro da remoto al massimo di due giorni alla settimana, al grido di “Il nostro piano è tornare a una cultura incentrata sull’ufficio come nostra base di riferimento. Crediamo che ci consenta di inventare, collaborare e imparare insieme in modo più efficace”.

Ma tu guarda. Noi semplici esseri umani analogici non l’avremmo mai detto. Noi pensavamo che loro fossero molto più avanti e cercavamo di imitarli – scimmiottarli – a più non posso. Smantelliamo tutto, mettiamo scrivanie in condivisione, tagliamo spazi inutili, attrezziamo casa nostra come uffici ipertecnologici: l’importante è fare in fretta, non facciamoci venire dubbi, se là fanno così vuol dire che il mondo va in quella direzione. “Forza, sig. Rossi, tolga quelle foto dei suoi figli e le calamite dei suoi viaggi, qui domani si siederà un suo collega. Le sue cose personali le metta nell’armadietto in fondo al corridoio. Pensi che domani si potrà mettere lei al terzo piano, vicino alla finestra: non le piace l’idea di cambiare ogni giorno? E comunque qui ci verrà poco, si preoccupi di sistemare meglio la postazione di lavoro a casa sua, mi creda”. Grandi aziende bancarie, assicurative e telefoniche hanno spinto migliaia di dipendenti a casa anche prima del Covid e rivoluzionato l’assetto degli uffici, pensando che il futuro fosse questo. Copiando a testa bassa, come si fa in gregge, la Mecca del futuro.

Sbagliato. Adesso si fa marcia indietro e veloce, pure.

Non è che ci potevamo arrivare da soli a pensare che “delocalizzare” in modo strutturale le sedi a casa non potesse durare troppo a lungo? All’inizio tutto sembra bello e moderno, poi è inevitabile che il contatto umano, la socialità e le relazioni chiedano a gran voce di giocarsela in presenza. E’ una questione di misura. Io credo che una disintegrazione fisica così radicale ti porti inevitabilmente a una forma di solitudine e di rassegnazione consapevole, che piano piano spegne gli entusiasmi migliori. Hai voglia di tener viva un’azienda da remoto, ci puoi riuscire per mesi e forse arrivi all’anno se sei bravo, ma poi hai bisogno di ricreare un vero ambiente di lavoro. Parlo per esperienze personali e mi rendo conto che la vicinanza e la frequentazione sono valori fondamentali, si possono trascurare solo nel breve periodo, ma poi li devi ripristinare.

Io credo che le aziende californiane si siano fatte un paio di domande: come stanno andando la produttività e la motivazione di tutta la gente che ho costretto a casa, e che me ne faccio ora del mio headquarter futuribile nuovo di zecca (vedi “l’astronave” di Cupertino, sede di Apple), lo metto in affitto? Domande spietate e reali allo stesso tempo, che seguono i proclami e le proiezioni visionarie.

Allora devi pensare a soluzioni davvero smart, che non siano solo bianco o nero. Lavoro da remoto bilanciato con quello in presenza, con training per prepararti al cambiamento, spazi lavorativi moderni e flessibili ma non impersonali, attività da svolgere in videoconferenza alternati a meeting in presenza, macchinette del caffè virtuali insieme a quelle classiche

Insomma, nessun estremismo in nome dell’innovazione in sé, ma passi evolutivi in linea col tuo DNA. Se sei una banca popolata ancora da tanti Fantozzi travestiti non darti una verniciata innovativa troppo esagerata, se sei un’azienda italiana di tipo familiare non fare strappi dolorosi.

Facciamo ciò che serve, rinnoviamoci rapidamente ma in modo naturale e umano, nessuna avanzata impetuosa seguita poi da una mesta ritirata, sempre e solo per adeguarci ai nuovi slogan e all’ultima moda che arrivano da lontano. La fretta nel seguire trend modaioli non è mai una buona consigliera e ci può far trovare al momento giusto nel posto sbagliato.

 

 

2 pensieri su “CONTRORDINE: LO SMART WORKING E’ UNA BOIATA

  1. Luca Boscardelli dice:

    Devono ottimizzare gli investimenti immobiliari fatti e, soprattutto, mantenere l’attenzione di un mercato immobiliare in difficoltà che potrebbe portare loro ottimi affari. Niente più di questo. State sereni, lo smart working è un percorso obbligato, non si scappa!

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