CALMA, NON METTIAMO SUBITO AL ROGO LA CARNE SINTETICA

In Italia, con l’approvazione di un decreto avvenuta a dicembre 2023, è stato posto il divieto di produzione e di vendita di carni coltivate (impropriamente definite anche sintetiche), ovvero di carni prodotte a partire da cellule animali estratte in modo indolore mediante biopsia, che successivamente vengono messe a proliferare in laboratorio in mezzi di coltura somiglianti, secondo alcuni esperti, ai metodi di produzione della birra.

Nel nostro paese tale normativa è stata sostenuta prevalentemente dalla destra, di cui è esponente il ministro della Sovranità Alimentare e appoggiata dalla Coldiretti, secondo cui il divieto è a difesa del nostrano cibo sano e genuino, timorosi anche che l’introduzione della carne coltivata possa provocare disoccupazione. La legge deve avere l’autorizzazione della Commissione Europea e secondo i suoi detrattori ciò non è scontato, in quanto vieta qualcosa che ancora non è stato autorizzato nel continente e potrebbe ostacolare gli scambi commerciali nei paesi. Se in Europa fosse autorizzata la ricerca scientifica in tale ambito l’Italia dovrebbe obbligatoriamente adeguarsi. Tra i fautori dell’utilità di proseguire gli studi la ricercatrice e senatrice a vita Elena Cattaneo, secondo cui le decisioni dovrebbero essere prese a partire dalle evidenze scientifiche ed è errata la scelta “ideologica” di impedire sperimentazioni in un ambito di ricerca che riceve finanziamenti istituzionali in paesi come Stati Uniti e Israele, e con prospettive innovative molto promettenti.

Certo andrebbe evitata una discussione manichea tra buono vs cattivo, sano vs sintetico, allontanandoci dai pregiudizi antiscienza sempre presenti. Già la definizione predominante di “sintetico” è impropria, in quanto si tratta di carne biologica, ottenuta senza macellare animali. Inoltre, ogni scoperta scientifica, dal fuoco alla ruota, dal treno all’aereo, può essere potenzialmente pericolosa, ma questo non è stato motivo di divieto. A parte che la carne coltivata sarebbe un’alternativa alla carne tradizionale che continuerebbe ad essere prodotta, magari in minori quantitativi. Sembra che il gusto sia sostanzialmente simile, ma certamente non sarebbe possibile mangiare carne attigua agli ossicini, come avviene ad esempio con il pollo.

Per i fautori della ricerca, la carne coltivata consentirebbe di ridurre l’impatto ambientale della produzione di carne, notoriamente assai impegnativa in termini di risorse, occupando ampie porzioni di terra, consumando enormi quantità di acqua e contribuirebbe significativamente alla riduzione delle emissioni di gas serra, oltre che di antibiotici. Inoltre, potrebbero cessare di esistere le pratiche di allevamento intensivo con la necessità di sacrificare animali su larga scala, eliminando anche i problemi etici legati alla produzione convenzionale, evitando la macellazione e la sofferenza degli animali, spesso stipati in gabbie superaffollate.

Secondo dati del National Geographic si stima che a livello globale ogni anno vengano macellati circa 70 miliardi di animali terrestri a scopo alimentare, di cui la stragrande maggioranza è rappresentata dal pollame (45 miliardi). L’80% delle scrofe allevate per la produzione di carne suina negli Stati Uniti vivono per tutta la vita in gabbie di gestazione talmente piccole che gli animali non riescono nemmeno a rigirarsi.

Questo, insieme ai fattori ambientali, mi sembra il motivo principale per evitare un no pregiudiziale alla carne coltivata: la possibilità di ridurre il numero di animali macellati, ammassati in strutture orribili, sgozzati, uccisi con scosse elettriche, decapitati, dissanguati, fatti a pezzi e confezionati.

Rammento che anche nella cultura occidentale la questione è stata posta da tempo, e già Ovidio, facendo parlare Pitagora nel libro della Metamorfosi, ammoniva gli umani dallo scannare animali per cibarsene, e decantava cereali, frutti e verdure deliziose.

Si avvicina la Pasqua, mi porto avanti nella difesa di agnelli e capretti ma, per onestà intellettuale, devo riconoscere che la mia posizione non è del tutto imparziale, essendo da molto tempo prevalentemente vegetariano. Io, senza carne, mangio benissimo lo stesso…

2 pensieri su “CALMA, NON METTIAMO SUBITO AL ROGO LA CARNE SINTETICA

  1. Cristina Dongiovanni dice:

    In nome di una presunta “autenticità” ideologica che evoca tradizioni secolari, stili agresti fatti di genuinità, benesseri naturalisti, cerchiamo di precluderci una via ambientalista davvero interessante e soprattutto necessaria. Fossimo rimasti aggrappati ai francobolli e alle carrozze a cavallo come siamo stretti alle nostre costate di chianina e polli ai peperoni oggi forse il nostro pianeta sarebbe in una condizione diversa. Eppure quando beneficiamo del progresso nella comunicazione e le comunicazioni, nella medicina e in tutto il resto siamo tutti contenti. Ora si aprano nuove opportunità che riguardano l’alimentazione, opportunità che potrebbero veramente, sul lungo periodo, contribuire a risolvere inquinamento e fame e noi….ta da! le unghie sui nostri buoi, sulle nostre batterie di pollame. Sarà che il cibo non si può toccare, è sacro. Non importa come ce lo procuriamo, cosa causiamo. Il cibo non si tocca. Grazie Dott. Vito, ottimo articolo.

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