Non è colpa di Fiorello. Ma l’idea che sia lui il killer del giornalista Giacovazzo è bellissima e serve alla Rai per mostrare la faccia severa, dell’ente che non guarda in faccia nessuno ma meglio farebbe a guardare almeno le scarpe, alla voce Travolta.
Anche in quel caso di mezzo c’era l’animatore siciliano, ma adesso il caso è critico, sta per cadere la testa di un giornalista per colpa di un fuori onda (dopo il quadretto di padre e figlia Fiorello per la Festa del papà, il commento del giornalista è stato “adesso a questa daranno dodici trasmissioni”, roba normalissima considerato il sistema degli agenti procuratori che dominano, impongono i loro artisti, si fa per dire, in qualunque evento, spettacolo, show, trasmissione, la compagnia di giro è sempre quella, mogli, amanti, figli, figlie, nipoti). Ma il fuori onda ormai è peggio dello tsunami e provoca sollevazione di anime candidissime come quelle dell’ente radiotelevisivo, notoriamente così attento al popolo pubblico e alla moralità, una, sacra, inviolabile. Balle colossali, ovviamente. Si notano quotidianamente violazioni del buon costume, frasari da bordello, esibizioni di corpi osceni e raramente di cervelli fini, si titillano le menti bigotte, si insegue lo share che basta un attimo e si fa shame, dunque vergogna, poi arriva la battuta su Fiorello e figlia e allora si insinua che sia proprio Rosario Tindaro il mandante e l’esecutore della sospensione, mentre lui stesso ha ammesso che se si raggrumassero tutti i suoi fuori onda scatenerebbero non soltanto licenziamenti, ma anche processi in tribunale e condanne al gabbio.
Ma, come diceva un altro siciliano, Massimino, presidente del Catania, “c’è chi può e chi non può, e io può”. Un attimo di pausa, una preghiera, meglio un rosario (fiorello).