AVVISO AI PAPA’ PICCHIATORI: IO, PROF ESASPERATO, SONO PRONTO A REAGIRE

Adesso, dovrei partire con un bel pistolotto di quelli in cui si rimpiangono i bei tempi antichi, il Mos Maiorum e l’educazione di una volta: ormai, la scuola italiana è soltanto un fioccare di geremiadi, un generale piagnisteo, un florilegio di intemerate.

Solo che io, se permettete, mi sono stancato di piangermi addosso e di rimpiangere il tempo che fu. Vediamo la notizia, innanzitutto. Siamo a Reggio Calabria, notoriamente un autentico paradiso, in materia di rispetto delle regole e di senso delle istituzioni. La scena si svolge in un istituto comprensivo, aliter scuola media: un ragazzino di dodici anni litiga con un coetaneo nell’ora di ginnastica. Ordinaria amministrazione: il coordinatore convoca il genitore, secondo copione, per manifestargli il solito fervorino, a metà tra lo psicologico e il parrocchiale, che non si capisce mai se sia reale partecipazione ai problemi dello studente o annoiato espletamento di una funzione perfettamente inutile.

Solo che, stavolta, le cose non sono andate come di solito vanno: il padre del ragazzo deve essere un tipetto dal carattere un filo fumantino e, appena arrivato a scuola, si è fatto indicare il professore responsabile della convocazione, lo ha preso a male parole, lo ha sbattuto contro un muro e lo ha preso per il collo. Tema dell’alterco: non si disturbano le famiglie per simili inezie.

Il docente malmenato è stato assistito dal personale e sta abbastanza bene: ciò nondimeno è andato al pronto soccorso, mentre la Benemerita ha provveduto a identificare l’energumeno (la qual cosa non deve aver richiesto accurate indagini, dato che era stato convocato con tanto di nome e cognome) e a segnalarlo alla Procura (che non significa nulla, tranne che tutto finirà in una bolla di sapone).

Ecco, questa la cronaca. E qui, come di dovere, dovrebbe partire il pistolotto cimminiano. Che non ci sarà, perché io, da prof, di queste storie di insegnanti accoltellati, di professori insultati e malmenati, ne ho piene le tasche. E, così, vi dico che, se dovesse capitare a me, quod deus avertat, qualcosa del genere, non andrebbe a finire come nel doloroso caso di cui vi ho appena reso edotti. Se un genitore mi insultasse e provasse a mettermi le mani addosso, non avrei la minima esitazione: gli spaccherei la faccia, nella maniera più completa ed esaustiva possibile. Altro che farmi soccorrere dai bidelli, altro che pronto soccorso e segnalazioni alla Procura! Botte, un sano fracco di legnate: giusto per rimettere il giavano al suo posto. Si chiama legittima difesa.

Perché, oltre a essere piuttosto robustello e alquanto versato nelle attività ginniche, non ho passato tutta la vita a studiare per farmi mettere sotto dal primo bifolco che abbia i nervi troppo tesi: vuoi la guerra, tamarro? E guerra sia!

Questi insegnanti perennemente umiliati, genuflessi davanti a regolamenti e procedure che li trasformano in tremebonde caricature di ciò che un professore dovrebbe essere, non riescono più a commuovermi o a impietosirmi. Se una politica infame e dei sindacati vergognosi mi hanno tolto ogni autorevolezza e ogni prestigio sociale, sono disposto a riprendermeli a titolo individuale: nemo me impune lacessit, sta scritto nell’impresa della Scozia. E lo stesso nella mia: prova un po’ a offendermi e vedrai come va a finire. E’ finita l’era del coniglio: adesso viene quella del lupo. E, se al cafonaccio calabrese non succederà nulla e, anzi, potrà godere della tranquillità familiare tanto agognata, dopo una simile lezione impartita al gracile docente, a chiunque pensasse di emularlo, alle mie latitudini, prometto uno svegliarino in grande stile, a base di scapaccioni.

Ma non succederà, perché i vigliacchi annusano l’aria e, se tira aria brutta, si guardano bene dal fare i gradassi. Basterebbe che gli insegnanti lo capissero e cambiassero atteggiamento, anziché mettersi in un angolino a frignare. Credetemi, a volte, anche la cattiveria può essere bellissima…

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