In pochi giorni, i monsignor Della Casa di questo surreale galateo bellico ci hanno severamente insegnato che ad esempio un presidente degli Stati Uniti non può dire cose del tipo il presidente della Russia è un macellaio, tanto meno se lo è. Non importa che lo sia o no: non bisogna dirlo perchè magari se la prende e diventa ancora più macellaio.
Di più: un presidente degli Stati Uniti deve imparare a non dire impunemente che un presidente della Russia sta operando un genocidio, mai e poi mai. Può succedere di urtare la suscettibilità di questo stesso leader russo, lui così attento al linguaggio e al fair-play, così che poi magari si mette a lanciare bombe e missili. Cosa che invece non fa mai, perchè è un mite pacifista, come indole. E difatti, quando nessuno gli dà del macellaio e lo tratta con tutti i riguardi, si vede quant’è docile e mansueto. Un pezzo di pane.
E’ chiarito: il problema vero è il lessico, non il bombardamento. Tant’è vero che per moltissimi il criminale è Biden, non Putin. E se non è criminale, è un vecchio rimbambito in preda a demenza senile, chiaramente incapace ormai di autocontrollo.
A insegnare le regole minime di garbo internazionale è Macron, che come francese è maestro di maniere e manierismi, diciamo sommariamente di forma e formalismi. Ma non solo. Lo dicono persino i cinesi, occhio Biden, non alimentare l’escalation delle parole, e se lo dicono i cinesi, noti per il rispetto sacro nei confronti delle libertà individuali, bisogna mettersi sull’attenti. Hai visto mai che si accigli pure l’occhio a mandorla.
Allora, ricapitolando: massacratevi pure, ma andateci piano con le parole. Le parole possono avere conseguenze devastanti, le invasioni a colpi di carrarmato no.
Se finalmente riusciremo a imparare queste elementari regole di comportamento, tutto andrà per il meglio. Ne usciremo migliori. Bisogna essere educati, mentre scorre il sangue degli innocenti.