ESASPERARE PUTIN DANDOGLI DEL MACELLAIO COSTA VITE UMANE, LO SAPPIA BIDEN

Le parole contano e conta forse ancora di più chi le pronuncia o le scrive. Quindi i giornalisti possono, e anzi dovrebbero, parlare di genocidio, di macellaio, di carnefice, di mostro, di crimini di guerra. Non sono sicuro che lo debba fare Biden o qualche altro capo di Stato o altra carica politica.

Non perché quelle parole non dipingano il vero, tutt’altro, ma perché pronunciate dalle alte cariche dall’altro lato della barricata diventano o possono diventare la scintilla che innesca la miccia. E proprio perché evidentemente abbiamo davanti un pazzo insensibile e invasato, Putin, l’effetto che da quelle parole può scaturire non è prevedibile.

Se si vuole la verità a tutti i costi non servono quelle parole da parte dei capipopolo, la verità è davanti agli occhi di tutti, ma non considerare il possibile impatto di certo vocabolario è infantile e anche un po’ banalmente idealista. Tutto qui. E del resto, mi si perdoni, quando mai la politica è stata fiera sodale della verità assoluta e non invece della convenienza, del calcolo, dell’astuzia?

Si può decidere il lessico che si vuole usare, sempre, ma non si possono ignorare le conseguenze. Se ho davanti un energumeno tutto muscoli, litigioso e suscettibile, so benissimo che è meglio evitare provocazioni grossolane. Se ho di fronte un impulsivo dalla precaria stabilità mentale, so benissimo che è meglio evitare doppi sensi o allusioni, la reazione sarà altrettanto imprevedibile e certo non ponderata, potenzialmente feroce, incurante degli effetti nefasti su sé stesso e sugli altri.

La disamina è grossolana, ma il territorio è quello. Lo statista e il diplomatico non possono usare il medesimo linguaggio dei quattro amici al bar e nemmeno del giornalista più inferocito e severista. Senza nulla togliere alla verità, senza nulla togliere alla statura. Un capo di Stato o un diplomatico che non considerino le potenziali conseguenze delle loro parole sono pessimi uomini di governo e anche pessimi uomini di lotta. A meno che il potenziale rovinoso effetto sia quello desiderato e quello che con lucidità si vuole ottenere.

Sarebbe bello un mondo politico nel quale poter esprimere la nuda verità, senza filtri e moderazioni e senza ottuse conseguenze possibili, ma è un mondo cavalleresco che non ha precedenti, in nessuna epoca passata. Laddove la lingua non è stata tenuta a freno da chi avrebbe dovuto, l’atrocità e l’efferatezza l’hanno fatta da padrone, sempre. Chiedere a dante Alighieri per credere, o ai nostri antenati greci e romani.

Senza nulla togliere alla follia del massacro in corso, all’orrore dei cadaveri martoriati, all’assurdo e barbaro accanimento contro i civili ucraini

 

 

 

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