RONALDO, QUEL RAGAZZINO AUTISTICO PUO’ SERVIRGLI PIU’ DI MILLE GOL

A volte ci dimentichiamo che dietro ad un atleta o ad una celebrità si nasconde un uomo. Un uomo soggetto a sbagli, cadute di stile e atteggiamenti fuori le righe. Nessuno è invincibile e tutti, prima o poi, finiamo per renderci protagonisti di gesti poco onorevoli, dettati dallo stress o da un momento di forte tensione. Ma quando sei un personaggio pubblico, la faccenda diventa tremendamente più scomoda.

La reazione di Cristiano Ronaldo nei confronti del tifoso minorenne – che si è visto strappare e scagliare a terra il cellulare dal suo idolo – ha portato alla luce il malessere generale del portoghese e magari, dico magari, la sua vera natura. La natura di un uomo capriccioso e viziato, forse. Ma che certamente nasconde un rifiuto spasmodico del fallimento. Abbiamo assistito alla vulnerabilità di un uomo incapace di accettare la sconfitta; ma, soprattutto, restio ad ammettere che la sua carriera giunge ormai ai titoli di coda. Quella consapevolezza di non riuscire più a fare la differenza in ogni match. Consapevolezza che si trasforma in frustrazione; frustrazione che lascia spazio a concitazione.

Possiamo tutti comprendere quanto sia dura per un atleta tutto questo, ma ovviamente ciò non giustifica un tale oltraggio nei confronti di un ragazzino – per di più autistico, anche se presumibilmente Ronaldo non poteva saperlo -, che si trovava allo stadio per la prima volta nella sua vita. La prima volta, in ogni contesto e situazione, non si dimentica mai. Il primo amore, il primo giro in macchina da patentati, la prima volta in un impianto calcistico; tutti momenti che rimangono impressi nei ricordi per sempre, come un francobollo che non va più via.

Immaginiamoci come questo ragazzino ricorderà la sua prima volta allo stadio. E’ vero, magari adesso il portoghese, per farsi perdonare, gli regalerà più di uno smartphone (ha già chiesto scusa, invitandolo di nuovo allo stadio), ma l’umiliazione subìta non si può aggiustare o riparare come si fa con un cellulare.

Ronaldo è chiaramente vittima di se stesso, del suo egocentrismo, come capita a tanti, forse a tutti, una volta o l’altra. Lui è stato idolatrato per anni e, giustamente, non è abituato alle critiche. Eppure queste ultime servono a crescere, a formare il carattere e la personalità di un uomo. E non saranno le proclamate beneficenze a mantenere pulita e inalterata l’immagine per i secoli dei secoli. Non se poi ti rendi protagonista di queste pagine infelici.

Cristiano potrebbe finalmente capire che il fallimento umano è peggiore di quello professionale. Se sbagli sul lavoro ti becchi un rimprovero, una critica, nel peggiore dei casi un licenziamento. Se sbagli nella vita perdi il rispetto, la stima e quelli non li compri. Ha sbagliato e non va messo al muro. Ma non può dimenticare che il suo successo lo deve anche a chi osa filmarlo con il cellulare dopo una sconfitta. Bastava un selfie con quel ragazzino e tutta la frustrazione del momento sarebbe scivolata via. Lo sport vive di questo, più che di record.

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