ZERO MORTI IN LOMBARDIA: LA GIORNATA PERFETTA

di LUCA SERAFINI – Molti anni fa mi misi alla tastiera per iniziare a scrivere un libro. Avevo radunato alcune storie vere di malati senza speranza che, in qualche modo, ce l’avevano fatta. Lo avrei intitolato: “Oggi non muore nessuno”. Fui inibito e infine scoraggiato in breve tempo, data l’inflazione presto scatenatasi sul tema, dall’olio di Lorenzo in poi. Nel 2007 uscì con Bompiani un romanzo – diventato un best-seller e poi un’opera teatrale – di Sergio Claudio Perroni, “Non muore nessuno”, senza oggi. Il protagonista R.T. Fex si reinventava, sfidando la morte, attraverso la scrittura come sorta di antidoto. Come sorta di antidoto. Scrivere.

Mentre si consumava la più feroce pandemia planetaria, da un anno e mezzo chi fa il mio mestiere scriveva invece delle morti altrui, con slancio quasi fobico per superare la freddezza dei numeri impietosi, per dare un senso alle migliaia di bare incolonnate o accatastate, per riempire con una goccia il vuoto della nostra solitudine e quella degli anziani. Non riuscendo ovviamente a superare né le crude statistiche dei decessi, né tanto meno a dare un senso a quella desolazione sconfinata.

La Lombardia, epicentro dell’angoscia, finalmente ci è riuscita. La regione italiana più falcidiata dal Coronavirus ha riscritto un pezzo di umana, pietosa letteratura scavalcando le mie antiche velleità: dopo 9 mesi, da ottobre 2020, è stato il primo giorno senza che la pandemia abbia ucciso chicchessia. Da Bergamo a Brescia, da Como a Milano fino a Varese e Pavia, passando per le altre 6 province della terra dove vivo, oggi non muore nessuno. Oggi 1 luglio 2021. Fa niente se era ieri. Resta una giornata di festa, di festa vera, in mezzo a tutte le feste e alle giornate celebrative che ci inventiamo sul nulla.

E che cos’è questo zero? Quanto pesa? Un respiro. Uno sguardo abbassato. Quanti giorni settimane mesi e morti riscatta, se non – appunto – nessuno? È un rantolo di luce in fondo a un tunnel interminabile, un tunnel che con le sue subdole varianti assume sempre più la forma di un gigantesco rettile spietato. E si inghiotte pure i vaccini.

Quanto caro ci è costato questo zero? All’Italia, non solo ai lumbard. E quanto ci è caro adesso? Abbiamo speranze che oggi, domani, dopodomani, ogni somma che abbiamo pianto sui nostri morti, sui morti altrui, continui a fare zero almeno nella colonnina dei decessi per virus?

Non lo so. Non lo sa nessuno. Sappiamo soltanto di poterci aggrappare a questo zero, piangendo le ultime lacrime rimaste.

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