ZAKI LIBERO (DI PARLARE A VANVERA)

Che epoca ci è stata assegnata per vivere? Paolo Giordano se lo chiede sul “Corriere della Sera”. Gli storici, gli analisti, gli inviati sul campo, si fanno domande, umane e apparentemente persino banali, ma struggenti. Si interrogano sui motivi e sui tempi di questa esplosione di violenza in Medio Oriente, su come arrivare alla fine della guerra in Ucraina, su cosa debba fare l’Occidente.

Le domande le pongono e se le fanno gli esperti, le risposte invece le danno gli opinionisti. Le dà Patrick Zaki, lo studente egiziano segregato ingiustamente dal suo Governo e liberato dal nostro, al quale nemmeno ha detto grazie.

Non è questo il punto, niente da rinfacciargli: in quella che consideriamo democrazia mescolandola e confondendola spesso con l’anarchia, siamo liberi di fare quel che ci pare. Come Zaki, che dopo la prigionia adesso la democrazia la respira essendo libero, libero di ringraziare o no chi lo ha liberato, libero persino di definire serial killer Benjamin Netanyahu.

Ancora riecheggiano le sue illuminate opinioni. “La situazione che stiamo vivendo è conseguenza delle politiche dell’attuale governo israeliano. Non è sorprendente”, ha detto Patrick Zaki intervistato al Tg1, a proposito degli attacchi di Hamas a Israele. E ha aggiunto: “Io sono contrario a ogni violenza contro civili innocenti, comprese quelle contro i palestinesi perché innanzitutto sono un difensore dei diritti umani. Non posso essere a favore di nessuna uccisione di civili. Per altro verso sento che non stiamo puntando l’attenzione sull’alto numero di palestinesi uccisi per anni e bombardati negli ultimi giorni a ogni ora. Nessuno vi sta prestando attenzione. Dovremmo essere concentrati sui civili di entrambe le parti. Un mio caro amico è un docente di un’università palestinese e ha perso dieci familiari. Quando guardiamo cosa sta accadendo non dobbiamo dimenticare il contesto, cosa è accaduto negli ultimi anni e come si è arrivati a questo punto”.

Ho sempre nutrito, in fondo, ammirazione per i giovani, gli studenti, che si impegnano, che credono in qualcosa, che ne rinnegano altre. Se scendono in piazza, se fanno le barricate, se protestano e contestano animati dall’ardore e da moti sanguigni, beh purtroppo quella piazza diventa poi una trincea… dove inevitabilmente il branco tende a infrangere regole civiche e civili, inquinando, devastando con auto e vetrine i loro stessi ideali, anche quelli più puri.

Zaki non ha più bisogno di piazze, la sua è stata una cella e tanto basta. Adesso Patrick si siede ciclicamente su una poltrona, o su un banco (non ancora su una cattedra), in salotto da Fazio che all’ultimo momento gli ha sfilato la sedia da sotto le chiappe, dal Tg1 che invece gliel’ha rimessa. Per fargli ripetere che Netanyahu è un criminale e che quello che sta accadendo è colpa di Israele, “è l’inevitabile conseguenza della politica israeliana”. Civili massacrati, bambini sterminati, neonati decapitati, la regia occulta della Russia, dell’Iran, del mondo arabo: abbastanza per essere spaventati noi da qui, da casa nostra, patendo la paura, il terrore di guerre in cui ci sentiamo coinvolti e non solo lontani osservatori, non sapendo e non capendo. L’equazione di Zaki è invece lucida e sbrigativa. Lui sa e capisce.

Di fronte a un bagno di sangue come questo, non gli storici, gli analisti, gli inviati, ma gli influencer sanno da che parte schierarsi. Come se le vecchie carneficine del nuovo millennio, quelle che pensavamo ormai appartenere al passato lavorando tutti alacremente per la pace…, fossero una partita di pallone: chi tifa questo e chi tifa quell’altro. L’obbrobrio del fanatismo sedentario, mentre invece è il fanatismo reale che ci sta distruggendo.

Sono uno come voi, non un inviato di guerra, non uno studioso di storia e di politica, non un esperto di quel lembo di mondo martoriato da prima dell’avvento di Cristo. Leggo, ascolto, abbasso il capo. Stanno dicendo la loro, sul tema, Cruciani e la Littizzetto, per dire. Ci sta in mezzo anche un Serafini qualunque il quale intende umilmente che ciò che ha scatenato gli eventi di questi giorni non sembra avere alle spalle nessuna strategia, nessun obiettivo né politico né militare. E’ una violenza assassina, disumana, feroce, orribile contro civili disarmati. Contro gente comune.

Scriveva Vittorio Buttafava ai tempi della strage alle Olimpiadi di Monaco 1972: “Possiamo e dobbiamo condannare, indignarci, arrabbiarci, provare disgusto e ribrezzo per questi eventi di spietato terrorismo, ma non abbiamo diritto di essere sorpresi. Nessuno stupore che là dove non esistono confini, non esiste una terra di appartenenza, uno Stato e quindi una casa, montino la rabbia, l’odio, la vendetta e che a un certo punto qualcuno salti fuori armato fino ai denti per farsi giustizia”.

Cinquant’anni dopo, la questione rimane drammaticamente irrisolta come dopo un pericoloso letargo storico, questa è l’inoppugnabile verità politica. Non penso possa essere uno Zaki qualsiasi a tirarci una riga sopra. E nemmeno un Serafini, se vogliamo dirla tutta, ma almeno io confesso che so di non sapere, avendo semplicemente molta paura.

Un pensiero su “ZAKI LIBERO (DI PARLARE A VANVERA)

  1. Michele dice:

    Luca come sempre molto chiaro e lineare nei tuoi scritti io essendo pubblicista ti prendo sempre come esempio da seguire ,concordo su ogni parola dette su questo signor Zaki che davvero dovrebbe rendersi conto della sua uscita fuori luogo ,qui si sta parlando di un massacro vile su persone civili innocenti che beceri terroristi che si riparano dietro una fede religiosa che ha il solo ed unico scopo di annientare chi professa una fede diversa ,uno scudo troppo semplicistico per giustificare massacri gratuiti di marca e matrce esclusivamente vile e terroristica .Il signor zaki dovrebbe essere grato a qualcuno di coloro che la sua ideologia oggi combatte ferocemente, perché probabilmente oggi se non ci fosse stato quell’intervento che gli ha ridato la facoltà giusta e imprescindibile da tutto ,di essere un uomo libero ,i suoi genitori avrebbero potuto piangere la perdita prematura di un figlio, per mano degli stessi che oggi lui esalta.Ma sappiamo bene che oggi la gratitudine non è materia di questo mondo ,un mondo che non perde occasione per intraprendere nuove chine scoscese e pericolose per rendersi sempre più un mondo caduto in rovinoso declino .

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