LA PIU’ GRANDE PARATA DI AREOLA

Come si fa a spiegare a tutti una cosa complicata, molto complicata, o almeno un pezzo di quella cosa talmente difficile e complicata? Si organizza un convegno, una conferenza, un comunicato, si scrive un libro, un articolo o si posta un video di mezz’ora su youtube, cercando di far capire a tutti quella cosa, così difficile e complicata.

Oppure ci si guarda intorno, ma proprio intorno intorno, e si cerca di farla semplice e diretta, un gesto, un semplice gesto ed ecco apparecchiata per tutti la spiegazione, almeno per chi ha anima e cuore per voler intendere le cose.

Non so se Alphonse Francis Areola l’abbia proprio pensata in questo modo, ma il gesto l’ha fatto e devo dire che gli è venuto decisamente bene. Alphonse Francis è il portiere del West Ham, Premier League inglese, e come spesso accade nelle partite dei massimi campionati nazionali, i giocatori entrano in campo accompagnati da bambini, tifosi o appassionati. Quando Alphonse si è reso conto che al suo fianco sarebbe sceso in campo Charlie, un bambino autistico con le cuffie sulle orecchie, deve essersi chiesto il motivo e questo è di per sé un nobile pensiero, tutt’altro che scontato nel mondo del calcio, il pensiero intendo, il pensiero nobile in generale nemmeno oserei immaginarlo.

Charlie è un bambino autistico e una delle difficoltà più frequenti per una persona autistica è la gestione degli stimoli sensoriali. Nel suo caso, ma è così per tantissime persone autistiche, i suoni e i rumori possono essere delle frecce acunimate, dei proiettili impazziti che provano a perforare il suo sistema uditivo. Questione di ipersensibilità, nel suo caso, ma in generale le difficoltà nella gestione degli stimoli sensoriali sono tra le fatiche più grandi per le persone autistiche, oltre a essere tra le più sconosciute.

Allora Alphonse Areola ha pensato che un gesto, un bel gesto, fosse dovuto, ma nel contempo potesse essere un semplice, diretto, chiaro messaggio per tutti, per far conoscere l’autismo e un aspetto dell’autismo che conoscono in pochi, o che in generale molti sottovalutano: a sua volta ha indossato le cuffie, giusto per raddoppiare e amplificare il messaggio.

Pur essendo chiaro ormai da mezzo secolo quanto la questione sensoriale nell’autismo sia importante, al punto che non c’è un solo autistico che non ne manifesti la rilevanza, direttamente o indirettamente, la comunità scientifica stessa solo da pochi anni l’ha inserita tra i criteri diagnostici, giusto perché nessuno si senta in colpa o ignorante più del dovuto.

Però io sono qui ad applaudire il prode Areola, non per le parate, ma per il gesto, che in pochi secondi condensa come e meglio non si potrebbe un’informazione profonda, importante, per qualcuno vitale, vitale al punto da definire se la propria vita sia o non sia dignitosa, se non addirittura degna di essere vissuta.

Quindi un abbraccio a Charlie, felici che già in tenera età possa essere aiutato a sopportare il baccano del mondo intorno a lui – niente di scontato, si creda -, ma un abbraccio anche ad Alphonse Francis Areola, un abbraccio forte, perché a volte le cose sono semplici e sotto gli occhi di tutti noi, ma non è da tutti vederle e comprenderne l’importanza.

E nel tempo i giocatori di calcio non ci hanno certo abituati a posizioni, scelte, rivendicazioni ammirevoli e spontanee. Grazie Alphonse, e che i tuoi colleghi imparino a guardarsi attorno, c’è un mondo tutto in salita lì fuori, terribilmente in salita.

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