Emigrato Amadeus a Discovery, si apre la campagna elettorale per un posto sul palcoscenico di Sanremo, sito ambito da molti, soprattutto da coloro i quali parlano di una nuova televisione, ma alla fine puntano sempre a quella che garantisce visibilità, share, adunate oceaniche di pubblico.
Sono in coda: Clerici Antonella (“non mi hanno mai chiamato ma sono disponibile”), Bonolis Paolo (“ho altri impegni”), De Martino Stefano (“sono troppo giovane”), Marcuzzi Alessia, Cattelan Alessandro, Venier Mara (il triplete), Conti Carlo (“ci sono”), De Filippi Maria (“c’è posto per me”).
Insomma Amadeus ha separato le acque, di qua le frizzanti, di là le naturali, alla Rai stanno riflettendo, non soltanto sul monologo, il Festival è roba buona, porta sponsor, dunque denari, la lista dei candidati attira la gggente e icciovani, bisognerà fare di tutto per cancellare la nostalgia del transfuga.
Sono problemi seri, ci sono anche i Pacchi da assegnare, c’è il timore che altri seguano il direttore artistico.
Io un cognome lo avrei pure e me lo gioco: De Sica Christian. Balla, canta, parla le lingue, grazie al casato è conosciuto e riconosciuto nel mondo hollywoodiano, saprebbe intrattenere attori e attrici da oscar senza ricorrere al ballo del quaqua, ma soprattutto sapendo dialogare in yankee e affini, non fermandosi al “tenkiù” o al “ouot abaut?”.
Escludo che la mia proposta possa essere presa in considerazione, De Sica, al di là dei cinepanettoni, è altro, proprio per questo non è accettabile se non come ospite d’onore, la marketta di un film per poi tornare alle canzoni. Tra l’altro ci sarebbe il rischio che ad una eventuale offerta della Rai, De Sica possa rispondere con uno dei suoi classici “ma che è ‘sta cafonata?”.
Sempre ironico e pungente, grande Tony