VA BENE I TRUFFATORI, MA QUELLI CHE SONO EMIGRATI NELLO STATO TEOCRATICO ANTARTICO?

Bisogna ammetterlo: dietro (o meglio: dentro) ogni truffatore c’è uno psicologo. Con tutto il disprezzo che si può provare per certi personaggi, senza deflettere di un millimetro dal desiderio di vederli processati e condannati, pura onestà intellettuale impone di riconoscere, in loro, un radar infallibile per le umane debolezze, per i desideri più comuni, anche quelli che mai nessuno confessa in pubblico.

Paura, avidità, desiderio sessuale, vanità e ambizione: queste, e altre, sono le leve sulle quali agiscono i truffatori. Dotate una persona di particolare sensibilità nell’individuare tali inclinazioni nel prossimo suo, sottraetegli ogni scrupolo morale, ed avrete il perfetto criminale in guanti bianchi. Ma se le leve di cui sopra si basano su stati psicologici vecchi quanto l’uomo, la loro manifestazione nel mondo continua a rinnovarsi: ecco dunque che il truffatore dovrà sapersi adattare, dovrà essere in grado di scovare la debolezza altrui per come è orientata dall’attualità più stringente, dal sentimento popolare più condiviso del momento. Occorre, in altre parole, cogliere l’hashtag sociale che più fa “trend” e manipolarlo al proprio tornaconto.

E cosa fa più “trend” oggi se non la sfiducia nella politica, il sospetto verso l’autorità, la voglia (e l’illusione) di non farsi fregare da “lorsignori”, i Poteri Forti o comunque li si voglia chiamare? Cosa c’è di più popolare del disprezzo per la Casta, dell’odio per la burocrazia, dell’insofferenza per il privilegio vero o presunto? Lo Stato è visto invariabilmente come la macchina che affama il povero e rimpinza il privilegiato. E ognuno, dal suo ristretto punto di vista, vede se stesso come l’oppresso e tutti gli altri come gli oppressori.

Dunque, quale miglior via d’uscita da questa situazione di uno Stato alternativo, fatto su misura? Lo Stato al quale la protesta, il discontento, l’astensionismo, sempre alludono, ma mai definiscono con precisione. Se qualcuno fosse in grado di offrire un passaporto di questo Stato, sul cui territorio si gode di ampia libertà, non ci sono tasse da pagare, nel quale non esistono ministeri che impongano vaccini o regole di tutela della salute (eppure nessuno si ammala), non avrebbe forse un grande successo? Non ci sarebbe la fila davanti alla sua ambasciata?

E proprio la cittadinanza di questo Stato delle meraviglie, della nazione perfetta immaginata dal sogno populista, offriva, a quanto pare, l’ex generale della Guardia di finanza Mario Farnesi, accusato ora di aver truffato centinaia di persone. Una Nazione, quella inventata da Farnesi, battezzata Stato Teocratico Antartico di San Giorgio, con territorio fittizio collocato in un punto imprecisato del continente australe (ovvero a distanza tale da scoraggiare qualunque idea di villeggiatura), ma la cui ambasciata, situata in un elegante appartamento di Catanzaro, era ben lieta di ospitare chiunque fosse interessato ai benefici in grado di proporre. Quali? Passaporto, sgravi fiscali, titoli onorifici, l’inserimento in Ordini professionali. Il tutto in cambio di un obolo: da 200 a 1.000 euro.

Ci sono cascati in settecento, vittime della truffa e delle loro stesse debolezze. Lo Stato Teocratico di San Giorgio rispondeva, in fondo, a un ventaglio di impulsi oggi di particolare diffusione: con i titoli onorifici solleticava la vanità, con gli sgravi fiscali l’avidità e con gli ordini professionali soffiava sulla cenere del “furbismo” italico. Allontanati dall’Ordine dei medici perché refrattari al vaccino anti-Covid? Niente paura: l’Ordine dei medici dello Stato Teocratico Antartico di San Giorgio era pronto ad accogliervi a braccia aperte e senza mascherina.

Inutile dire che lo Stato Teocratico era in realtà il Paese dei Fessi e che un’indagine della Digos di Catanzaro ha portato a termine la sua breve ma intensa storia diplomatica, finendo per imporre gli arresti domiciliari a dodici persone.

Ma mentre noi cerchiamo di scrollarci di dosso l’ennesima sensazione di stupore per la credulità umana, mentre la memoria cinematografica sorride al ricordo di Totò nell’atto di vendere la fontana di Trevi allo sprovveduto signor Decio Cavallo, sul fondo del bicchiere rimane il sedimento dell’inquietudine. Sapevamo che per far dispetto all’autorità non pochi finivano per rifiutare la ragione e per danneggiare la propria salute (e potenzialmente quella altrui); ora siamo andati un passo oltre: qualcuno ha spedito l’intelligenza in Antartide con un passaporto falso. Ci vorrà molta fortuna per trovarle un biglietto di ritorno.

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