UNA FARSA DI SERIE A(SL)

Torna la serie Asl. Non trattasi di errore, è roba vera, poco seria aggiungo.

Dopo due settimane di vacanze, spaparanzati nelle isole dovunque, ecco che i milionari del football si ritrovano con il termometro in bocca e il Covid nello spogliatoio, mezzo campionato è fuori gioco, ma a decidere di fermare le partite sono le Aziende sanitarie locali, dal Piemonte alla Campania, attente ad evitare che il contagio si allarghi.

Dunque niente Inter-Bologna, niente Salernitana-Venezia, niente Atalanta-Torino, forse niente Fiorentina-Udinese, il Napoli è a Torino perché l’Asl 1 della città sul golfo ha dato il permesso, anche se l’Asl 2 ha bloccato e isolato tre calciatori perché venuti a contatto con. Però contro la Juventus si dovrà andare in campo, non si sa chi, non si sa come, la notte potrebbe portare scompiglio, le aziende sanitarie non mollano il pallone, rende famosi anche gli sconosciuti in camice, burocrati che sognano quindici minuti di gloria.

Nel casino generale la famosa Lega calcio non apre bocca, idem l’Associazione calciatori e quella di allenatori e degli arbitri, il mondo del football continua a vivere sulla sua isola del tesoro, si limita alla genuflessione al fischio di inizio, per il resto è farsa, parodia, non ci sono capi che impongano una disciplina definita.

Le cifre dei contagi dovrebbero suggerire di chiudere gli stadi e invece si segnalano folle sugli spalti, nessun distanziamento, mascherine si fa per dire, il bello della diretta fa saltare qualunque marcatura. L’Italia è l’unico paese dove si gioca il giorno della Befana, che poi cade di giovedì, e si rigiocherà domenica, chi ha stilato il calendario merita sacchi di carbone nerissimo e grandi fotografie o identikit in prima pagina per sapere bene di chi si tratti. Il calendario non è di gomma, nemmeno il giapponese Ogino e l’austriaco Knaus saprebbero che fare. E non perché siano defunti. Ma perché non hanno lavorato all’Asl.

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