UN SALVAGENTE ALLE DONNE DISTRUTTE DALL’AMORE TOSSICO E VIOLENTO

E’ la risposta che si dà quando non si ha affatto voglia di rispondere. E’ quello che si dice per tagliare corto, perché non significa niente nonostante la frase sembrerebbe lasciare un piccolo spiraglio alla richiesta di aiuto, se solo chi la pronuncia volesse davvero aiuto. “Più o meno tutto bene”, casomai chi ascolta volesse chiederti perché più o meno, cosa c’è che non va.

Milena, la protagonista del romanzo scritto dalla debuttante Sara Vidé, edito da “Scatole parlanti” (Gruppo Utterson), alla domanda: “Come va? Come stai?”, risponde a sua madre, al fratello, alla cognata, alle amiche e agli amici, all’affezionatissima vicina di casa, con il titolo del libro: “Più o meno tutto bene”. Non ha voglia di raccontare le sevizie che subisce dal compagno, le violenze fisiche, sessuali e psicologiche, la frustrazione che l’uomo rovescia su di lei con una ferocia, una freddezza, una metodica aberranti, con un cuore freddo e rabbioso, una mente offuscata dall’alcol. Eppure per Milena non è stato sempre così ed anzi la sua relazione con Carlos era nata con passione, romanticismo, amore apparente sulle spiagge di Cuba, tra la brezza, il sole, la salsedine, un rum allegro.

Donna milanese di mezza età, piacente, allegra, autoironica anche nelle sue turbe di single insoddisfatta, adora viaggiare, i sogni, i ritrovi, le feste. Ha un legame fortissimo con Iole, la madre, il fratello Gianluca e la cognata Nadia. Va al cinema, va a teatro, coltiva interessi. Durante una vacanza nell’isola dei Caraibi conosce Carlos e tra i due scocca la scintilla: Milena si separerà dal gruppo di amici negli ultimi giorni di permanenza, li ritroverà in aeroporto per tornare in Italia, vuole vivere il suo sogno con il cubano (molto più giovane di lei). Una storiella forse senza alcuna importanza, ma in cui la favella di lui, la sua dolcezza, i suoi slanci spontanei finiscono con l’ammaliare la donna, la quale, rientrata a Milano, coltiva l’idea di accettare la proposta che le ha fatto: venire a stare dall’altra parte dell’oceano.

In Italia però quel Carlos presto, molto presto, svanisce trasformandosi in uno spietato aguzzino. Adducendo le difficoltà di integrazione, la frustrazione per un lavoro che non trova (e in realtà non cerca affatto) e la scusa più insana (“Ti picchio perché ti amo”), finisce con lo stravolgere la vita di Milena accecato da una gelosia ossessiva. Il mondo intorno a lei intuisce, capisce, si interroga e la interroga, ma la donna nega, minimizza, respinge offerte di soccorso, di denuncia. Si rifiuta di approfondire, si rifiuta di accettare.

Le negazione a sé stessa è la parte psicologica più complicata da capire e accettare per il lettore. Quella raccontata da Sara Vidé è una storia vera, ricostruita minuziosamente attraverso i diari che Milena ha scritto con cura, precisione, dedizione per anni, aprendosi completamente solo su quelle pagine, raccontando per filo e per segno le sue sevizie solo in quelle righe. Come se fossero l’unico pertugio di luce nel buio, come se fossero l’unico spiraglio di fuga da una prigionia invero accettata passivamente. Senza mai rivelare nulla a chicchessia. Perché?

I maltrattamenti proseguono per anni, più di dieci, sradicandone l’anima e i sentimenti, annientando la lucidità, l’equilibrio dei sentimenti e quello psicologico di una donna che si scopre fragile e remissiva, con rarissimi e vani sussulti di ribellione.

Milena tiene viva sempre e solo la fiammella della speranza che un giorno possa tornare quell’empatia nata sulla sabbia di Cuba, quel rapporto complice e appagante durato lo spazio di una vacanza. Era l’amore che aveva sempre cercato, era l’unione che aveva sempre sognato, ma è naufragata nel cemento di Milano.

“Più o meno tutto bene” durerà fino alla fine, e al lettore, più che il risentimento nei confronti di un orco gretto, volgare, senza valori né dignità, pesa l’accettazione supina di lei. Sviscerata pagina dopo pagina, restando comunque incomprensibile.

L’organizzazione no-profit “Senza veli sulla lingua” ne ha fatto il suo vangelo, in questi giorni di uscita del libro, utilizzandolo come strumento di dibattiti, convegni e per continuare ad offrire una ciambella di salvataggio alle donne in difficoltà. Sia il libro che l’organizzazione ( senzavelisullalingua.com ) hanno una pagina Facebook. E’ un’occasione offerta a tutte le Milene nascoste, silenziose e col capo chino, in ogni parte d’Italia e del mondo.

Un pensiero su “UN SALVAGENTE ALLE DONNE DISTRUTTE DALL’AMORE TOSSICO E VIOLENTO

  1. Riccardo dice:

    si parla sempre e solo di uomini cattivi, la parità emotiva, credo, se mi confermate, sia asessuale. Molti uomini, spesso sposati, subiscono violenze fisiche ed emotive quotidiane, senza che ne diventi una possibile considerazione di opinione pubblica e giuridica.

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