UN MENU DA GALERA

Capisci tutto dal nome: InGalera. Perchè mangi davvero in carcere. Non in una cella, ma in un ristorante, il primo al mondo realizzato in un penitenziario. E’ a Bollate, nel Milanese, e non ha nulla da invidiare ai locali di classe: un’elegante sala da 50 posti, decorata con manifesti di film ambientati in prigioni come ‘Fuga da Alcatraz’ e ‘Le ali della libertà’, due proposte di menu per pranzo e cena, segnalazioni di qualità sulle guide che vanno per la maggiore e recensioni sui principali siti di ristorazione. A farlo funzionare sono i detenuti stessi: uno chef cresciuto alla scuola di Gualtiero Marchesi, un direttore di sala professionista, una brigata e un gruppo di camerieri in divisa, tutti regolarmente stipendiati. Solo il sommelier viene dall’esterno: ai reclusi, infatti, non è permesso avere a che fare con gli alcolici. Si prenota come un qualsiasi ristorante: ‘Mi lasci il numero e la portano dentro’, è la risposta del personale.

Situato per motivi di sicurezza e facilità di accesso all’esterno del carcere di Bollate, che ha ospitato illustri protagonisti della cronaca giudiziaria come Angelo Izzo e Alberto Stasi fino a Rosa e Olindo, InGalera nasce nel 2015 da un’idea di Silvia Polleri, fondatrice di una cooperativa sociale attiva nella ristorazione milanese. Qualche anno prima aveva raccolto l’invito dell’allora direttrice del penitenziario, Lucia Castellano, a lanciare un catering per impiegare i detenuti e portarli all’esterno: quando le viene chiesto di aprire un locale, l’idea di proseguire sulla strada intrapresa è immediata. Il risultato è un’attività che viaggia con una media di diecimila clienti all’anno, e nel tempo è arrivata a coinvolgere oltre cento reclusi: numeri che forse non si attendeva nemmeno chi, con questo progetto, si è prefissato di offrire una chance lavorativa ai carcerati per rimettersi in gioco.

Menu fisso o degustazione, tubetti alla rucola e pompelmo o risotto al caffè, filetto di coniglio o di gallinella in foglie di porro e vongole, semifreddo di cachi o gelato al gorgonzola: sono alcune delle proposte di una cucina che, a giudicare dai commenti registrati via social, gode di apprezzamenti degni di un ristorante stellato.

L’iniziativa, che ai detenuti offre anche la formazione alberghiera quinquennale grazie alla collaborazione con l’istituto professionale Paolo Frisi, adesso è anche un film documentario: si intitola ‘Benvenuti In Galera’, lo ha realizzato in tre anni il figlio di Silvia Polleri, il regista Michele Rho, che in 73 minuti di pellicola sposta l’attenzione dai piatti del ristorante ai concetti di dignità e speranza che accompagnano la vita in cella.

‘Venite in carcere, avvicinatevi al tema perché un altro carcere è possibile’, le parole rilasciate al tg3 da Rho, che dopo le proiezioni all’Arlecchino di Milano spera di portare la sua opera anche nelle scuole e nelle carceri italiane: per mostrare che anche la vita dietro le sbarre può avere un aspetto gourmet.

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