L’OPEROSA BERGAMO “MOLA MIA” SULLE PALANCHE: AL CINEMA IL LATTANTE PAGA

Far di conto non è un’opinione, quattro più uno fa cinque, e a Bergamo, terra del lavoro, delle palanche e del ‘molà mia’ ben prima del Covid, quattro più uno fa cinque più che altrove. Non si fanno eccezioni e non si guarda in faccia a nessuno.

Poi Bergamo sarebbe anche la terra della cultura, o almeno lo era fino al 31 dicembre, ma in un certo senso ancora lo è: la terra della cultura del lavoro, delle palanche, del molà mia e del meglio nove euro in più che due dita di cervello messe lì in bella evidenza.

La storia simbolo: quattro amici si accordano per vedersi un film in quel di Stezzano, porte della città, jal cinema Arcadia, uno dei quattro è Alessia Masaracchia e si presenta con un bimbo di 40 giorni tra le braccia, il suo bimbo. Non occuperà un posto, non vedrà il film, e tutti quanti pensano che ragionevolmente non debba pagare il biglietto d’ingresso. Tutti quanti tranne i gestori del cinema, per i quali, come volevasi dimostrare, due dita di cervello messe in mostra valgono molto meno dei 9 euro che pretendono per il pargolo ignaro.

Che mondo ti aspetta piccolo Andrea. La tua mamma e gli amici mostrano stupore, ma pur contrariati cacciano la grana e, come volevasi dimostrare, incredibilmente tu proprio non ne vuoi sapere di sederti a fianco della mamma per i fatti tuoi, hai tutte le intenzioni di restare aggrappato al seno che ti dà nutrimento. Sorprendentemente, nemmeno hai intenzione di vederti il film, te ne stai tranquillo e pacato in grembo alla mamma e per fortuna ancora non sai, non puoi capire che starsene lì, ad abbracciare la tua mamma, costa 9 euro tondi tondi.

Un po’ umiliante e avvilente se uno ci pensa, perché accada quel che accada, restare abbracciati al seno della propria mamma ha un valore inestimabile, altro che nove euro. Però vallo a spiegare a quelli del cinema Arcadia, vagli a spiegare che buon senso e ragionevolezza e tutto il resto sono ricchezza a tutti gli effetti. Certo, loro possono sempre dirti che la cultura e i bei principi che le girano intorno avevano una scadenza, dal primo gennaio sono tornate in vigore le regole di un tempo.

Nove euro se volete che entri anche il neonato, grazie. Questo il regolamento. Nemmeno un ravvedimento, a dimostrazione della inflessibile coerenza, a posteriori: i titolari fano presente che i bambini fino a nove anni pagano, e che “se, però, ci chiamano prima, consigliamo loro di non venire con bambini troppo piccoli”.

Ora è tutto più chiaro, torniamo all’umanesimo pragmatico che ben conosciamo.

Uno ci pensa, ci riflette: non si fanno più figli e le sale cinematografiche chiudono una dietro l’altra. Non ci sarà per caso un nesso? Un nesso culturale, beninteso.

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