TRANQUILLO LUCA, NON DECIDE LA CHIESA, DECIDE DIO

Caro Serafini, chiedo scusa del ritardo nel risponderti. Dovrei citare qualche ragionevole motivo per giustificarmi. Credo però che il motivo più forte sia la difficoltà a rispondere, che sento molto più a fondo di quanto non avverta io stesso.

Difficile perché la domanda è impegnativa. Difficile perché le risposte più semplici rischiano di essere le meno vere. Insomma: le cose facili sono difficili. Bel paradosso. E allora cercherò di imbastire una risposta con lo stesso stile con il quale tu hai impostato la domanda. Lasciando parlare più il cuore che la ragione, anche perché “il cuore ha delle ragioni che la ragione non conosce”, come dice il “mio” Pascal.

Allora. La Chiesa è contro l’eutanasia, punto e basta. Punto e basta? Ma se Antonius Maria van Agt e sua moglie Eugenie van Agt-Krekelberg sono arrivati a un punto di sofferenza per loro intollerabile e hanno preso una decisione immagino comunque dolorosissima, la Chiesa deve limitarsi ad applicare il protocollo del punto e basta?

Troppo poco, mi pare, e troppo comodo. A me pare, invece, che la Chiesa debba prendere atto di quella sofferenza e prendere atto della serietà di quella decisione. E, di fronte a questo “mistero” – il mistero del dolore e il mistero della vita… -, io Chiesa, certo, ho una verità che continuo a proclamare, ma non sono io Chiesa che mando all’inferno o al Paradiso in nome di quella semplice verità. L’uomo e la sua libertà sono il sommo sacerdote, unico abilitato a entrare nel sancta sanctorum della coscienza dove incontrare Dio. Io Chiesa sto fuori, suggerisco quello che si dovrebbe dire dentro quel sancta sanctorum, ma io non posso entrarci e non posso sostituirmi al sommo sacerdote. Poi Dio deciderà. Dio soltanto. Come abbiamo enfatizzato il tema del Dio giudice! Ma perché non abbiamo tirato anche le conseguenze che quel giudice è più grande di noi e i suoi giudizi sono più saggi dei nostri?

Anche perché quel Dio giudice è anche, anzi, prima ancora, padre. Gesù ha vissuto la sua morte, la sua “eutanasia” (“buona morte”) come la chiami tu, come un evento “in fiducia”. Come noto, nel vangelo di Luca i due delinquenti condannati con lui parlano prima di morire. Uno sfotte: “Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi”. L’altro, invece, si accontenta di molto meno: “Ricordati di me quando entrerai nel tuo regno” (Lc 23, 39. 42). Alla fine, le ultime parole di Gesù sono: “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito”. E Luca aggiunge: “Detto questo, spirò” (Luca 23, 46).

Forse per questa aura di fiducia che circonda la “buona morte” di Gesù anche il “buon ladrone” muore nella fiducia, accontentandosi di non essere dimenticato. E infatti si sente rispondere: “Oggi sarai con me nel paradiso”.

Ecco: questa morte è segno che la misericordia è molto più grande di tutti i nostri punto e basta. A noi resta solo di meravigliarci.

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