TONI E IL CANE

La domenica della Ferrari, di Sinner e della Nazionale di calcio non è stata certo la domenica di Luca Toni, bomber dell’ultima Italia salita sul tetto del mondo, nonché di Bayern, Fiorentina, Juve e molte altre. Presentatosi in un circolo alle porte di Reggio Emilia per assistere alla partita del figlio, si è visto negare l’ingresso perché aveva con sè il cane, un Golden retriever di nome Stella. Da lì a sfogarsi sui social è stato un attimo.

“Siamo nel 2024 e in questo circolo i cani non possono entrare. Guardatelo questo cane così cattivo. Purtroppo in questo circolo entra di tutto, ma i cani no. Roba da matti, siamo messi così nel 2024”, l’invettiva di Toni a uso del mezzo milione di persone che lo seguono sui social. Non bastasse aver consegnato il suo disagio al mondo virtuale, l’ex azzurro aggiunge un secondo video per informare che “è uscito il megadirettore di questo bellissimo circolo per dirmi che i cani non possono entrare per questioni igieniche visto che c’è una piscina con terrazza. A parte che il mio cane fa corsi di salvataggio, la cosa buffa è che oggi la piscina era chiusa. Mi ha detto che questo circolo è privato, ma oggi c’erano cinque squadre giovanili del Sassuolo, quindi di privato non c’era un bel niente. Complimenti”.

I complimenti in realtà andrebbero fatti a Toni: per la bella figura (e per averla spontaneamente resa pubblica). Non è una sorpresa né un fatto fuori dal tempo che nei circoli privati l’ingresso ai cani non sia consentito: in casa propria, ognuno fa le regole che crede.

Se poi si guarda un po’ più in là, succede anche nel quotidiano: in alcune catene di supermercati, in molte attività commerciali, in parecchi alberghi anche di lusso, nei ristoranti che espongono il popolare adesivo sulla porta ‘io non posso entrare’ con l’immagine di Fido. Di solito chi ha un animale, per quanto educato o istruito, per evitare contrattempi si informa sempre sulla possibilità di portarlo con sè: basterebbe usare il telefono. All’ex bomber è servito solo per scatenare la sua rabbia verso una decisione tutt’altro che scandalosa, perché facilmente prevedibile: anche a chi è stato re del gol capita di fare autogol. Se poi ci si chiama Toni, persino di usare quelli sbagliati.

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