TEATRINO DELLA POLITICA, LA NUOVA STAGIONE

di CRISTIANO GATTI – E ogni tanto, tra le frattaglie che avanzano dalla dura cronaca, si ritrovano sempre alcuni resti della nostra politica all’italiana, della simpatica politica all’italiana che gli italiani si rifiutano sempre più rassegnati di comprendere. Poi dice che moriremo tutti qualunquisti, o magari populisti, senza sapere in realtà che cosa sia meglio.

Il problema è che per quanto cambino vorticosamente le ere geologiche della nostra vita, loro si presentano sempre uguali a se stessi. Con i soliti riti, con quegli assurdi giochi cervellotici e acrobatici che loro stessi, i professionisti della politica, definiscono con disprezzo teatrino della politica.

Ma guardiamoli, tra un dato sulla pandemia e una proiezione del Pil. Da una parte riaffiora Berlusconi, capo come nuovo, che detta la linea ai poveri resti di Forza Italia (ormai Debolezza Italia): mettiamoci con la Lega. Ma non insieme, fusi, una cosa sola: facciamo una federazione, che è come dire insieme però non proprio insieme. Un teatrino, ad essere precisi. La gente comune dovrebbe bersi l’idea che sia una scelta altamente strategica, ignorando l’evidenza sostanziale della scelta, cioè annacquare il disastro del berlusconismo dentro un numero complessivo comunque decoroso, benchè lo stesso Salvini si stia contraendo come bucato venuto male. Neppure il tempo di lanciare l’idea, e i frammenti dell’antica casa delle libertà sono già sparsi da tutte le parti: chi fedele al suo servilismo giudica l’idea del Cavaliere come l’ennesimo colpo di genio, chi come la Gelmini si dimostra subito molto perplessa, come se il suo parere contasse davvero qualcosa.

In generale: ci hanno assordato per anni con gli slogan per unirsi, sommarsi, compattarsi, buttando a mare il costume tutto italiano di frazionarsi in mille correntine, e già li ritroviamo sparpagliati come usava all’epoca delle correnti Dc.

Dall’altra parte, più o meno. Prima fanno del Pd uno spezzatino come le partite su Dazn, ogni leader (o presunto tale) un suo movimento. Adesso salta su Calenda, uno dei più frettolosi ad andarsene, che in un’intervista a “Repubblica” esorta mezza Italia a unirsi, lanciando anatemi contro le continue dispersioni nel campo moderato. Il proclama: “Con il Pd, Sala e Carfagna può nascere il fronte repubblicano che sfida e batte i populisti”.

Sono fantastici. Come in un antico ballo della quadriglia, si prendono e si lasciano, si lasciano e si riprendono, convinti che il popolo li capisca pure. Fase up: il partitone tradizionale esplode e spara mille schegge da tutte le parti. Fase down: tutte le schegge, smarrite in luoghi remoti e sconosciuti, cercano quasi per via inerziale di rimettersi insieme in qualche modo, ricomponendo qualcosa che somiglia molto a un nuovo partitone.

Nelle ultime ore, si profilano due nuove creature misteriose: la federazione del centrodestra senza la Meloni, un centrone al vago sentore doroteo con Letta, Sala, Carfagna e Calenda.

Loro del ramo, che si considerano specialisti della strategia più raffinata, sono convinti che gli italiani siano a pronti a buttarsi. Come no. Noi siamo così babbei da incantarci (e incartarci) anche stavolta.

Ma c’è poco da fare, è il gioco della politica. Un gioco magari neanche tanto divertente, con un aspetto però decisamente molto spassoso: ancora una volta ce lo presentano come il nuovo che avanza. Sì, già sentita.

Un pensiero su “TEATRINO DELLA POLITICA, LA NUOVA STAGIONE

  1. Fiorenzo Alessi dice:

    Egr. Direttore dott. Cristiano Gatti,
    Inutile aggiungere qualcosa al suo Altropensiero.
    Se non sbaglio, quel simpatico vecchietto di Aristotele sostenne che l’uomo è , per natura, un “animale politico”.
    Francamente, con questi chiari di luna, non riesco a capire dove finisce l’animale e comincia il politico.
    Cordialmente.
    Fiorenzo Alessi

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