STIAMO CALMI, NON E’ LA PRIMA ESTATE DI ARROSTO MISTO

Chiedo scusa, ma devo citare ancora una volta Totò: “Se continua con ‘sto caldo stiamo freschi”.

Aria condizionata a manetta, vendita triplicata di ventagli, quintali di ghiaccio distribuiti tra bevande e frutta e anche cibo, fontanelle ai limiti dell’esaurimento di fornitura, il caldo suggerisce titolazioni apocalittiche, il mondo brucia, si sfiorano i cinquanta gradi, mai prima come ora.

Si scopre poi, sfogliando giornali di archivio, che ci furono altre estati bollenti, ad esempio la favolosa Domenica del Corriere offriva una copertina, luglio del ‘52, ma poi anche nel ’57, con svenimenti vari, donne formose inutilmente scollate per l’afa, cani sfiniti con la lingua penzoloni, i soli a spassarsela erano i pupi perché liberi di circolare ignudi. Nessuna traccia di condizionatori, nessuna all’erta di colori vari, al sud il favonio, termine salentino e lucano del poehn, costringeva a tenere chiuse le persiane mentre il vento portava la sabbia del deserto che copriva vetri e automobili. Piedi immersi nelle bacinelle di acqua con la sbarra di ghiaccio portata a bordo di un grande triciclo da un pedalatore per nulla stremato dalla canicola, una gassosa con la pallina per rifocillarsi, eppure grandi partite di pallone, palla di stracci ovviamente, a sudare l’inverosimile per poi tuffarsi in mare, fiume, corso d’acqua qualunque.

Oggi abbiamo a disposizione un tot di arnesi per contrastare il caldo ma il lamento è continuo, i tiggì aprono con il termometro che schizza come la quotazione di Osimhen, si prega per l’arrivo anticipato dell’autunno, si sogna la nevicata. Direi che contro il caldo l’unico vero rimedio è: la freddura.

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