SONO VIP DEL CALCIO, MA RESTANO MILIONARI CAFONI

Ma perché dovremmo scrivere e parlare di un cafone milionario? Perché ogni volta dobbiamo ripulire la faccia per gli schizzi di quella roba là lanciata da allenatori e calciatori? Perché consentiamo a costoro di non dire nulla o nel caso di insulti e disprezzo dobbiamo prendere su e portare a casa? Perché quel portoghese strafottente giudica il lavoro in funzione dei soldi? Forse perché questo scriviamo noi di lui e di loro, scrivendo e parlando?

Forse è arrivato il momento di provvedere a un nuovo distanziamento, di censo, di cultura, di educazione.

In principio ci fu quello che oggi ha pure una sua tv con un nome da Walt Disney e annunciò davanti a un gruppuscolo genuflesso: ”Sono più uomo io di tutti voi”.

Poi venne quell’altro della terra del baccalà che strillò sulla prostituzione intellettuale, poi quell’altro dei luoghi di Boccaccio che sputò “quanto guadagna lei? Sappia che il mio sette e quaranta..”, infine di nuovo il rappresentante dello stoccafesso “Il tuo lavoro è più facile del nostro per questo noi guadagniamo di più..”.

Dunque è ora di mollare la presa e di occuparci di altro, lo sappiamo fare, avendo frequentato le scuole superiori e magari anche l’università, a differenza dei gentiluomini di cui sopra che spesso doppiano il capo della grammatica, conoscono le ripartenze, ma entrano nel panico con il congiuntivo esortativo.

Totale, scriveremo di football ma non dei suoi gestori e attori, comparse o asterischi rispetto alla storia. Non ho fatto né nomi, né cognomi per non dare loro pubblicità gratuita, aggettivo questo per loro sconosciuto. Ma se proprio volete, ecco una prima lista, chiarendo le mie citazioni: Vieri Bobo, Mourinho José, Spalletti Luciano. A seguire il resto della compagnia teatrale. Alla prossima.

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