USA, LA CULLA DELLE LIBERTA’ (DI REGALARE LA PISTOLA AI FIGLI PER NATALE)

Alla fine hanno arrestato anche loro, il signor e la signora James e Jennifer Crumbley di Detroit, Michigan. L’accusa? “Involuntary manslaughter” che sarebbe più o meno “omicidio colposo”. Messa così parrebbe si siano resi colpevoli di una negligenza, di una distrazione, sia pure dagli esiti catastrofici. A raccontare quel che è accaduto, invece, si rizzano i capelli in testa.

Lo scorso 26 novembre, il Black Friday, il giorno degli sconti dopo il Ringraziamento la cui frenesia, partita dagli Usa, ha ormai contagiato il mondo intero – un mondo che, in fatto di contagi, qualche lezione dovrebbe pure averla imparata -, il signor James ha accompagnato il figliolo Ethan, 15 anni, in un centro commerciale. Insieme, hanno scelto il regalo di Natale per il pargolo. Che cosa si regala, di questi tempi a Detroit, a un adolescente che ha già tutto? Ma è ovvio: una bella pistola. La cronaca riferisce oggi trattarsi di una Sig Sauer 9 millimetri semiautomatica: un aggeggio affascinante, senza dubbio, tanto che il ragazzo l’ha subito definito “My new beauty”.

Che un padre accompagni il figlio di 15 anni in un negozio per comprargli, approfittando degli sconti, un’arma da fuoco e che il commerciante non faccia una piega e, anzi, impacchetti il tutto con garbo, è una circostanza che, se permettete, a me fa venire il voltastomaco. E non solo perché già so quel che è accaduto dopo.

Probabilmente lo sapete anche voi. Il giovane Ethan, dopo aver provato la pistola per una giornata intera insieme alla madre, si è fatto sorprendere da un insegnante a cercare di procurarsi munizioni online. L’insegnante ha segnalato la cosa ai genitori e la madre – cuore di mamma! – ha subito inviato al figlio un messaggio da manuale pedagogico: “LOL non sono arrabbiata, la prossima volta cerca di non farti beccare”. Il giorno dopo il ragazzo, così ben guidato da genitori premurosi, ha preso la pistola e ha ammazzato quattro compagni di scuola. Dieci e lode. Anzi nove, quanto i millimetri della semiautomatica.

La decisione dei giudici di estendere la responsabilità penale ai genitori viene definita rivoluzionaria dai media americani. Scrive il “New York Times”, citando il magistrato dell’accusa Karen D. McDonald: “Le accuse intendono mettere i responsabili di questa tragedia di fronte alle loro colpe in modo che ne rispondano. Inoltre, vogliono ricordare ai possessori di armi da fuoco che hanno una grave responsabilità”.

I media americani hanno probabilmente ragione, ma dal nostro punto di osservazione, ovvero il resto del mondo, risulta difficile convincersi che un’iniziativa giudiziaria possa da sola rimuovere il tremendo impasse a causa del quale negli Stati Uniti avvengono, a cadenza regolare, episodi tanto tragici quanto grotteschi. Il diritto di possedere armi da fuoco è considerato parte integrante di quel presidio intransigente della libertà individuale grazie al quale, nonostante tutto, l’America ancora si propone come esempio di rispetto dell’uomo e, nel contempo, quale singolare esperimento sociale. E tuttavia il nobile paletto fissato dai fondatori, che intendevano garantire al popolo una forma di autodifesa contro le minacce delle monarchie europee ed anche nei confronti di eventuali iniziative autoritarie interne, appare oggi difficile da conciliare con una società moderna, che affida l’ordine a istituzioni democratiche alle quali riserva infine il diritto esclusivo di ricorrere alla violenza, ma, soprattutto, con la micidiale evoluzione delle armi, di cui la tecnologia ha enormemente moltiplicato nel tempo il potenziale distruttivo.

E infine, mentre l’America dibatte sull’opportunità di nuove iniziative penali e, al solito, le fazioni ideologiche, alimentate dagli interessi economici, si scontrano sulla necessità o meno di limitazioni alla vendita delle armi da fuoco, nessuno sembra interrogarsi sulla fonte culturale, sull’avvelenata sorgente psicologica alla quale hanno attinto quei due sciagurati genitori per (s)ragionare come hanno (s)ragionato.

Sono loro che hanno trasformato il figlioletto in un’arma: la pistola non è stata che il coronamento, l’accessorio indispensabile alla finalizzazione delle sue potenzialità. Che grazie all’educazione mortale (e non morale) ricevuta da mamma e papà non sono mai state diverse, temiamo, da quelle di un qualunque volgare assassino.

 

 

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